Si sono dati appuntamento sabato mattina a Burcei in via Roma, davanti alla palazzina di un imprenditore che avrebbe dovuto ospitare una trentina di migranti arrivati nell’Isola all’interno del piano di distribuzione nazionale degli stranieri che cercano protezione internazionale nel paese. La protesta, convocata tramite un messaggio via telefonino, ha portato in strada circa duecento persone: manifestavano contro il progetto di Vittorio Zuncheddu, imprenditore del paese e proprietario dello stabile, di accogliere poche decine di stranieri grazie ai bandi per l’accoglienza della Prefettura di Cagliari.
La protesta, inizialmente pacifica, è però degenerata quando un gruppo di manifestanti ha sfondato la porta della palazzina e ha fatto irruzione all’interno: distrutti bagni, arredi, vetri, la facciata dello stabile è stata poi deturpata con vernice spray. Sull’inquietante episodio stanno ora indagando le forze dell’ordine ed è probabile che a breve verranno individuati i responsabili.
Il deputato di Sel Michele Piras ha definito il raid anti-immigrati “agghiacciante”: “Un’azione in pieno stile nazista: ciò che è accaduto sabato mattina è gravissimo e inquietante e mi auguro davvero che i cittadini di una comunità tranquilla, civile e laboriosa come quella di Burcei sappiano respingere questo orrore e collaborare con le autorità preposte per assicurare i disgraziati che hanno compiuto questo gesto criminale alla giustizia”.
Piras ha puntato il dito contro un dilagante senso di intolleranza e xenofobia nell’Isola: “Per fermare questa crescente turbolenza sociale non bastano generici appelli umanitari, ai buoni sentimenti e alla solidarietà: servono risorse, strumenti, regole e coinvolgimento. Da una parte uno Stato che si mostra totalmente incapace di mettere in campo una reale politica di inclusione, mediazione culturale e coinvolgimento delle comunità locali. Dall’altra le amministrazioni escluse, abbandonate e senza risorse, in balìa di umori popolari sempre più inquieti. Dall’altra ancora le paure e la frustrazione sociale sulla quale prospera la propaganda xenofoba di una certa politica, sempre più irresponsabile, ignorante e accattona. La xenofobia e la violenza può e deve essere sconfitta, per farlo serve la politica (quella alta) e tutta la nostra intelligenza. Bisogna mettere insieme le istituzioni, le comunità locali, i mediatori culturali, le scuole e le università, i migranti, le nostre associazioni e quelle che organizzano le comunità straniere presenti nel Paese, per costruire un contesto nel quale ciascuno capisca che il mondo è già prepotentemente cambiato e che altrettanto rapidamente cambierà la nostra società. Spetta a noi plasmarne una migliore. E in questa dovranno trovare alloggio, accoglienza e parità di diritti e doveri tutti i cittadini: i vecchi italiani e quelli nuovi, quelli che ci sono sempre stati e quelli che arrivano e che verranno”.
La presa di posizione del sindacato di polizia Coisp
“È l’ennesima manifestazione di un’insofferenza incontrollabile generata dalla cattiva gestione di un fenomeno epocale come l’immigrazione di massa. Un fenomeno le cui problematiche sono state lasciate sulle sole spalle di forze dell’ordine e cittadini”. Così Franco Maccari, segretario generale del Coisp, commenta l’irruzione e la devastazione di uno stabile a Burcei destinato a centro di accoglienza. “Andiamo dicendo da mesi – ricorda il sindacalista – che tutto questo avrebbe creato gravi problemi di ordine e sicurezza, ma come al solito non ci sono appelli che valgano. E intanto noi, oltre a dover gestire flussi migratori dobbiamo anche perseguire i cittadini che, certamente sbagliando, si lasciano andare a manifestazioni di intolleranza e insofferenza che finiscono per sfociare nell’illegalità. È molto grave, è come se alcuni di loro fossero stati istigati a delinquere”.
“La Sardegna è stata già pesantemente gravata dal problema immigrazione – ribadisce Maccari – e gli ulteriori sbarchi di questi giorni di migliaia di persone, con il conseguente innalzamento delle quote, sta scatenando la rabbia di cittadini provati oltre la loro resistenza. Territori che vivono comunque già situazioni pesanti sotto il profilo economico-sociale – precisa il segretario del Coisp – e che non possono essere utilizzati come il ‘parcheggio’ dimenticato di un paese al collasso in cui anche le forze dell’ordine non riescono più ad arginare il malcontento”.