Ha pianto il neo dottore Bakary Coulibaly. Bouba per tutti. Ha pianto di gioia. Perché lui ce l’ha fatta. Dal Mali alla Sardegna. Da Aguelhok ad Alghero. Un sogno reso possibile grazie a un programma internazionale che permette ai rifugiati di continuare a formarsi, dopo che dal proprio Paese d’origine sono costretti a scappare. E nel suo caso anche a interrompere gli studi.
Bouba, che si è immatricolato nel 2016, ha concluso l’università mercoledì 17 luglio. Col massimo dei voti. Laurea magistrale in ‘Pianificazione e politiche per la città, l’ambiente e il paesaggio’, un corso del Dipartimento di Architettura, Design e Urbanistica, istituito nella città catalana che fa parte dell’ateneo di Sassari. Bouba ha aderito anche al programma europeo Erasmus e durante gli studi ha trascorso un semestre a Barcellona.
Bouba ha presentato una tesi dal titolo “La cultura maliana e gli effetti urbani delle migrazioni”. Relatrice: la professoressa Silvia Serreli che è anche delegata del Rettore alle Politiche di integrazione dei migranti e rifugiati. “Questi percorsi – ha detto il neo dottore – sono utopie realizzabili per molti ragazzi”. La frase è scritta anche nell’introduzione della tesi. “Avevo un sogno – ha proseguito – quando sedevo sui banchi dell’università a Bamako: fare un master in Europa. Mi sembrava irrealizzabile per diverse ragioni. Eppure ho provato a seguirlo camminando a lungo verso L’Europa. Questa tesi è la mia utopia e da qui ripartirò per costruirne altre”. Avant’ieri, per la discussione della tesi, c’erano anche i ragazzi della comunità del Mali ad Alghero e Sassari.