Esiste un luogo non lontano da Cagliari a contatto con la natura e l’ambiente circostante, dove è possibile riscoprire i ritmi lenti di una vita libera da qualsiasi interferenza della modernità. Questa località è situata ai piedi della catena montuosa più alta del sud della Sardegna: i Sette Fratelli. Lo sa bene Natascia Mura, che nel maggio 2020 (post pandemia) ha trovato il proprio posto del cuore e ha costruito uno spazio a sua immagine. Il borgo di San Gregorio a Cagliari ha infatti riacceso in lei la fiamma dei vecchi ricordi d’infanzia. Originaria del centro Sardegna (tra Ghilarza e Abbasanta, entrambi appartenenti al Guilcer) Natascia è cresciuta in una ricca e suggestiva cornice di saperi e sapori tanto da sentire il bisogno profondo di restituire questa esperienza ai turisti e ai curiosi in genere che non si accontentano di splendide coste ma intuiscono che la Sardegna va ben oltre il turismo stagionale. Comincia così un racconto che al sapore di una favola.
“Un bel giorno prendo l’auto e faccio un giro a San Gregorio -racconta- e vedo un cartello vendesi fuori da una casa che ha sempre attirato la mia attenzione. Faccio una foto per avere il numero di telefono e contatto il vecchio proprietario. Dopo tante trattative l’ho comprata”.
Un amore a prima vista per quella che in principio si chiamava Villa Anna. Il nome, dato dai precedenti proprietari forse ignari che quella fosse in origine una scuola multitasking del secondo dopoguerra. Il suo attuale nome è Borgo Ferraria, più attinente senza dubbio alla località di appartenenza. Sembra infatti che nelle mappe romane che indicavano le principali arterie della Sardegna, accanto ai luoghi come Cagliari, Olbia e pochi altri, fosse indicata anche la località Ferraia ( viatico per i traffici del ferro, da cui ferraia). Con tutta probabilità doveva essere un luogo nevralgico di scambio per i romani. Sono congetture, ipotesi che rendono ancora più suggestiva l’esperienza in questo luogo.
La ricerca di una esperienza immersiva che si rifa alla chambres d’hotes francese, per regalare agli ospiti una vacanza simile alla vita che svolgevano i nostri predecessori. “Non ho la mentalità del’host odierna, attenta a recensioni e stelline, che regalano un globale appiattimento”, afferma. La sua idea è infatti quella di coniugare le peculiarità del territorio valorizzandole.
“Quando ho preso possesso della casa ho modificato le cose che non mi piacevano- sottolinea -, trasformando la cisterna d’acqua al centro del giardino in una piscina. Ho voluto conservare molti degli arredi partendo da piastrelle, dagli infissi d’epoca post liberty e dagli specchi: ho cercato di mantenere immutata l’anima di un luogo che mi appartiene profondamente. Ho costruito un forno in cucina per la panificazione. Accanto al pregiato cotto fiorentino l’intervento sapiente di un artigiano di Pula che si è occupato della muratura in calce. E come da tradizione ho voluto che l’inaugurazione fosse il 17 gennaio, in coincidenza all’antico rito dei Fuochi di Sant’Antonio”.
È un’idea di vacanza unica e non scende a compromessi con la modernità.
“Borgo San Gregorio non ha un supermercato – continua la proprietaria -, e i nostri avi non andavano al market a fare la spesa. Si panificava con il lievito madre e si raccoglievano ortaggi, verdure, piante aromatiche e frutti dall’orto”.
Il giardino di Borgo Ferraria possiede infatti diversi mandorli, i numerosi pini e ginepri. Da qualche tempo il giardino ospita anche un orto di cetrioli e zucchine. Ma le vere protagoniste sono le due galline ovaiole che regnano sovrane e omaggiano la proprietà con una varietà di uova chiamata Olive egg (uova color oliva).
Tutto a Borgo Ferraria ha un sapore antico, fatto di bottiglie con forme sinuose che diventano vasi, di vecchie cementine che impreziosiscono gli ambienti. Una “scivedda”, (recipiente in terracotta) che si trasforma in un centrotavola per la frutta di stagione. San Gregorio è facilmente raggiungibile percorrendo la famosa Campu Omu. Da sempre un occhio di riguardo va alle materie prime come per esempio la ricerca di grani antichi per la panificazione. La condivisione di queste antiche tecniche ( su pani pinta) mediante laboratori in giro per l’isola è il cuore di Borgoferraria: il racconto di tradizioni antiche da respirare e assaporare.
Alessandra Piredda