Bonifiche a Fiume Santo spettano a Eni: magistrati del Tar respingono il ricorso

Era legittimo il provvedimento del dirigente dell’Ufficio bonifica siti della Provincia di Sassari che aveva ordinato la messa in sicurezza e il ripristino ambientale del sito contaminato, dopo aver individuato nella Syndial (poi Eni Rewind) il soggetto responsabile dell’inquinamento della falda acquifera dell’area Carbondotto di pertinenza della centrale E.On di Fiume Santo, inserita nell’area industriale di Porto Torres.

Lo hanno confermato i giudici della seconda sezione del Tar Sardegna che hanno respinto il ricorso di Eni Rewind spa, patrocinata dagli avvocati Benedetto Ballero e Stefano Grassi. Un contenzioso nato nel 2013 e proseguito sino ad ora con la pronuncia del collegio presieduto dal giudice Francesco Scano (a latere Grazia Flaim e Gianluca Rovelli). Delle parti pubbliche chiamate in giudizio (Provincia di Sassari, Regione, Arpas e Comune di Porto Torres, Comune di Sassari) si sono costituite con l’Avvocatura dello Stato il ministero dell’Ambiente e la Prefettura di Sassari.

“La modifica nell’intestazione dei beni e delle correlate proprietà – scrivono i giudici nella sentenza – non ha determinato una sottrazione delle connesse responsabilità, essendo il passaggio di proprietà dei beni avvenuto in una logica di continuità, sotto forma di ‘trasferimento-subentro’ in tutte le posizioni di titolarità di beni e impianti”. La sentenza chiarisce che le società del gruppo Eni hanno dovuto acquisire, per legge, beni, terreni impianti e dotazioni accessorie della società Sir, di conseguenza Eni-Eni Rewind-Syndial sono soggetti tenuti a rispondere per tutti i rapporti giuridici, compresi gli obblighi ambientali relativi alla gestione dello stabilimento di Porto Torres (da parte del Consorzio industriale Sir).

“Una sentenza storica per il nostro territorio, e non solo per la Sardegna – commenta Mario Perantoni, presidente della commissione Giustizia della Camera e deputato del M5s – si pone dalla parte della tutela prioritaria dell’ambiente stabilendo le responsabilità di Eni per la devastazione dell’area industriale di Porto Torres, dai terreni alle falde acquifere fino allo specchio acqueo marino”.

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