L’Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento (Uama) della Farnesina e dell’industria Rwm Italia – quest’ultima con sede a Domusnovas (Sud Sardegna) – sono accusate di aver esportato ordigni potenzialmente collegati ad un attacco aereo sul villaggio di Deir Al-Hajari, in Yemen, l’8 ottobre 2016, che uccise un’intera famiglia di sei persone. Sulle responsabilità dei alti funzionare dell’Uama sta indagando da qualche tempo la Procura di Roma. Oggi il gip Maria Gaspari, al termine di un’udienza durata oltre tre ore, si è riservata di decidere sul ricorso di alcune ong contro la richiesta di archiviazione presentata dalla Procura.
I resti delle bombe ritrovati sul luogo dell’attacco in Yemen, secondo quanto ricostruito alle organizzazioni, sono stati prodotti da Rwm Italia S.p.A., una filiale del produttore di armi tedesco Rheinmetall Ag e società che produce testate e munizioni già a processo a Cagliari per aver ampliato la fabbrica a Domusnovas e Iglesias.
Nell’aprile 2018 l’European center for constitutional and human rights (Ecchr), la ong yemenita Mwatana for Human rights e la Rete italiana pace e disarmo hanno presentato una denuncia penale contro i dirigenti di Rwm Italia e alti funzionari dell’Uama. “L’udienza è stata molto intensa e partecipata – spiega la legale delle ong Francesca Cancellaro -. Per la prima volta erano presenti in aula i rappresentanti delle organizzazioni, i legali di tutti gli indagati e c’era anche il procuratore aggiunto Sergio Colaiocco. La Procura aveva chiesto per due volte l’archiviazione ma noi riteniamo che ci siano gli elementi per il rinvio a giudizio di quelli che noi riteniamo i responsabili di gravissime violazioni di legge. Ora speriamo che il giudice accolga la nostra posizione e si vada a processo”.
Per gli ex direttori dell’Uama, Francesco Azzarello e Michele Esposito e per l’ad di Rwm, Fabio Sgarzi, aggiunge, “abbiamo chiesto l’imputazione coatta”. “L’archiviazione di questo caso, dopo quasi quattro anni di indagini – secondo le ong – sarebbe un duro colpo per tutti i sopravvissuti agli attacchi aerei senza obiettivo militare identificabile e con risultato finale la morte e il ferimento di civili. L’omicidio della famiglia Husni e le ferite subite da uno dei sopravvissuti, Fatima Ahmed, non sono semplici ‘danni collaterali’, ma il risultato di un attacco deliberato contro i civili. Il rischio potenziale che le armi esportate da Rwm Italia possano essere utilizzate in attacchi illegali nello Yemen è già noto dal 2015. Se i dirigenti di Rwm Italia e i funzionari dell’Uama sono complici dei gravi crimini commessi dall’Arabia Saudita, dagli Emirati Arabi Uniti e dai loro partner, devono essere chiamati a risponderne”.