Uno scheletro appeso con le mollette sotto i portici di via Roma. È l’immagine più forte del sit-in davanti al Consiglio regionale di associazioni e comitati per dire ancora una volta “no” alle basi e alle esercitazioni militari nell’isola. Una manifestazione, quella di stamattina, che precede di poche ore la discussione della mozione unitaria nell’aula di via Roma sulla trattativa con lo Stato sulla militarizzazione della Sardegna in vista della Conferenza nazionale di domani a Roma.
“Il Consiglio e il governatore – si legge in uno dei volantini distribuiti durante la protesta – hanno finora ignorato le nostre richieste e proposte: pertanto presidieremo il palazzo per ribadire le nostre priorità”. E le priorità sono sempre quelle, sintetizzate nell’acronimo “Serrai” (in sardo, chiudere): sospensione delle attività dei poligoni, evacuazione dei militari, ripristino ambientale e bonifica, risarcimento, annichilimento-ripudio della guerra e delle basi, impiego delle risorse a fini di pace. In via Roma decine di striscioni e manifesti intorno al telone viola di “Gettiamo le basi”. I messaggi: “stop a veleni e radiazioni”, “diamo lavoro bonificando il territorio”, “via le armi di capo Teulada e Quirra”. E poi le magliette stese all’aria con la scritta: “Voglio la mia terra libera”.
Appena due settimane fa, nell’ambito del procedimento sull’inquinamento del poligono interforze di Quirra, è stata depositata la perizia redatta dal professore del Politecnico di Milano Mario Mariani, commissionata dal Gup del Tribunale di Lanusei Nicola Clivio.
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