Bambini, atlante di ‘Save the children’: “Nell’Isola uno su tre vive in povertà”

È un campanello d’allarme quello dell’organizzazione Save the children sulla situazione dei bambini in Sardegna. Nell’isola oltre un bimbo su tre vive in una condizione di povertà relativa dato al quale si aggiunte una diminuzione di quasi il 30 per cento delle nascite, negli ultimi dieci anni. Diverso è l’andamento degli accessi agli asili nido in aumento così come lo è la spesa sociale per famiglie e minori che raggiunge una media di 202 euro pro capite. Sul versante scolastico i numeri sono ancora preoccupanti visto che due ragazzi (pari al 23 per cento) su cinque interrompono gli studi, quasi il 30 per cento sono coloro che non frequentano la scuola e non cercano lavoro o corsi per acquisire competenze professionali. Inoltre, in Sardegna quasi l’80 per cento delle scuole non ha il certificato di agibilità. Sono dati contenuti nell’Atlante dell’infanzia a rischio, elaborato dall’organizzazione che rilancia la sua campagna ‘Illuminiamo il futuro’, in cui si fotografa un’Italia sempre più ‘vietata ai minori’.

Il dato sulla povertà relativa per i minori in Sardegna è al di sopra della media nazionale e conferma come il tema della povertà minorile resti una vera emergenza. Si tratta di una povertà non solo economica, ma anche educativa e che si riflette su una serie di indicatori chiave. In Sardegna, complice anche la congiuntura economica non positiva, negli ultimi dieci anni sono nati sempre meno bambini e in Italia non esiste un Piano nazionale per l’infanzia e le risorse investite “sono insufficienti, alimentando gli squilibri esistenti a livello di servizi e prestazioni per l’infanzia e condannando proprio i bambini e le famiglie più in difficoltà ad affrontare da sole, o quasi, gli effetti della crisi. Positivo, però, il fatto che la Sardegna “ha incrementato di 93 euro la spesa pro capite per interventi a favore dell’area famiglia-minori, arrivando a 202 euro, così come nell’Isola aumenta l’accesso ai servizi per la prima infanzia che riguarda oggi l’11,3 per cento dei bambini, rispetto al 10 per cento del 2008, con una spesa media pro capite da parte dei comuni per questi servizi che si attesta su 529 euro.

Maglia nera per la dispersione scolastica, la Sardegna è l’unica regione (assieme a Calabria e Sicilia) a superare il tetto del 20 per cento mentre la media nazionale è del 14,5 per cento. Ci sono altri indicatori che evidenziano la necessità di interventi sulla crescita culturale dei giovani: tra questi il livello di lettura visto che quasi un minore su due non apre un libro durante l’anno (in Sardegna c0è stato un lieve miglioramento nel decennio) e soprattutto sono 7 su dieci i minori che non svolgono sufficienti attività culturali.

“I danni provocati in quest’ultimo decennio dall’inerzia della politica, dai mancati investimenti nei servizi per la prima infanzia, nella scuola, nelle politiche sociali, dall’incapacità di varare una norma per riconoscere la cittadinanza ai bambini di seconda generazione sono sotto gli occhi di tutti e hanno colpito anche la nostra regione – spiega Flaminia Cordani, referente Save the children in Sardegna – insieme alle diseguaglianze intergenerazionali, si sono acuite le diseguaglianze geografiche, sociali, economiche, tra bambini delle aree centrali e delle periferie, tra italiani e stranieri, tra figli delle scuole bene e delle classi ghetto. Si sono divaricate le possibilità di accesso al futuro”.

L’organizzazione rilancia oggi la campagna ‘Illuminiamo il futuro’ per il contrasto alla povertà educativa, ormai giunta al suo sesto anno, chiedendo proprio – attraverso una petizione disponibile al link http://www.illuminiamoilfuturo.it- il recupero di tanti spazi pubblici abbandonati e inutilizzati su tutto il territorio nazionale da destinare ad attività extrascolastiche gratuite per i bambini e scuole sicure per tutti.

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