Avvocati di Cagliari in rivolta: “Non accettiamo rimproveri dai magistrati”

Si scatena il fuoco amico nel Tribunale di Cagliari. La protesta a oltranza degli avvocati non è andata giù ad alcuni giudici: così hanno denunciato le toghe nella conferenza stampa convocata ieri dal presidente dell’Ordine, Ettore Atzori. Obiettivo: spiegare le ragioni della mobilitazione. È finita con la decisione di convocare per oggi un’altra riunione nella quale i legali cagliaritani faranno il punto su come fronteggiare l’attacco dei giudici. Questo in base al Codice di autoregolamentazione. Di certo, Atzori non la manda a dire: «I magistrati sono liberi di esprimere pareri, ma rimproveri non ne accettiamo».

Presidente, giudici contro avvocati. Se lo aspettava?

«Non pretendiamo che qualcuno condivida o faccia propria la nostra mobilitazione. Però chiediamo che venga rispettata. Noi non stiamo protestando contro i magistrati, ma manifestando dissenso verso una serie di atti legislativi che reiteratamente ledono il diritto di difesa e quello di accesso alla giustizia».

Nella conferenza stampa di ieri mattina si diceva addirittura che i processi fermati potrebbero essere considerati interruzione di pubblico servizio. È un’ipotesi realistica?

«Ancora non mi risulta che ci siano stati provvedimenti in questo senso»

L’Autorità di garanzia per gli scioperi ha sollevato un rilievo sulla validità della vostra protesta, invitando l’Ordine di Cagliari a precisare la durata dell’astensione dal lavoro. Questo basta per dire che la mobilitazione sia illegittima?

«Crediamo di no. Abbiamo comunque inviato al Garante una breve nota nella quale si precisa che l’assemblea degli iscritti è sovrana ad assumere qualsiasi deliberazione ulteriore, a integrazione o modifica di quella già presa dalla stessa assemblea. Mi riferisco al voto del 7, chiuso con la decisione di avviare la protesta a oltranza dall’11 gennaio. Questo, fermo restando la convinzione sulla piena legittimità dell’iniziativa assunta. E comunque il termine per concludere l’astensione dal lavoro è stato indicato: sarà sufficiente che il Guardasigilli apra il confronto».

Gli avvocati si fermano contro «l’inerzia del sistema giustizia», continuate a ripetere.

«Sarebbe infinitamente più grave se accettassimo ancora regole calate dall’alto contro l’esercizio della difesa: si tratta di provvedimenti legislativi non concertati e che finora hanno avuto il solo effetto di aumentare i costi della giustizia, a danno dei cittadini. Mi riferisco per esempio al contributo unificato: sono in media 450 euro a processo, soldi che certamente non vengono reinvestiti per potenziare gli organici e velocizzare la durata dei procedimenti».

Il Governo vuole falcidiare le vostre parcelle sui patrocini per i non abbienti, di un ulteriore 30 per cento. E il compenso era già ridotto per legge del 50 per cento rispetto ai tariffari ordinari. Voi quale soglia fissate?

«Noi non fissiamo soglie. Noi chiediamo solo che i compensi siano dignitosi, altrimenti rasentano davvero cifre non solo insostenibili, ma non rispondenti in alcun modo alla decenza. Noi non siamo lavoratori dipendenti, ma non per questo va dimenticato il principio che l’articolo 36 della Costituzione (sulla retribuzione proporzionata) afferma per tutti».

La protesta è nazionale. Ma a Cagliari avete deciso la mobilitazione a oltranza, anziché scioperare solo dal 18 al 20. Come mai?

«Abbiamo ritenuto che la gravità della situazione richiedesse una reazione di pari portata».

In conferenza stampa le toghe di Cagliari le hanno tributato l’applauso più convinto quando ha detto che la politica non si occupa degli avvocati. Che attenzioni vi sareste aspettati?

«Dalla politica si aspettavamo intanto la massima attenzione per la giustizia. Quanto agli avvocati, nessuna pretesa, ma almeno la adeguata considerazione per l’apporto indispensabile che essi continuativamente assicurano alla giustizia stessa».

Alessandra Carta

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