Sim intestate a stranieri e in uso ad alcuni indagati, smartphone lasciati in auto o dentro vasi di fiori, un’attenzione particolare per le conversazioni telefoniche, ma anche accortezze verbali per indicare le persone attraverso appellativi, allocuzioni o luoghi difficilmente accessibili ad estranei. Sono alcuni degli stratagemmi usati dai componenti della presunta associazione mafiosa smantellata la scorsa settimana dai carabinieri del Ros nell’ambito di un’indagine della Direzione distrettuale antimafia di Cagliari che ipotizza uno stretto intreccio in Sardegna tra la criminalità orgolese riconducibile a Graziano Mesina, politica e istituzioni.
Il “modus operandi criminale”, si spiega nell’ordinanza di 407 pagine che ha portato all’arresto di 31 persone, è fatto da diverse “regole telefoniche” per evitare di incappare in qualche “trojan” che possa captare i colloqui. L’accorgimento di utilizzare le sim intestate a extracomunitari serviva, secondo gli inquirenti, “per gestire le attività di traffico di stupefacenti”, ma le cautele – si evince ancora dall’ordinanza – erano adottate anche dai colletti bianchi che intercettati parlano di spegnere o lasciare i cellulari da parte magari facendo “una passeggiatina a piedi”.
Dalle carte del gip risulta inoltre che gli indagati erano stati avvisati da una o più ‘talpe’ dell’attività investigativa in corso e per questo avevano messo in atto tutta una serie di misure per una “bonifica periodica” da microspie su auto e telefonini in uso ai componenti dell’associazione criminale di stampo mafioso.