Sono nove le persone arrestate in Sardegna nell’ambito della maxi operazione condotta dai Carabinieri di Livorno che ha dato un nome e un volto agli autori della rapina al furgone portavalori a Livorno il 28 marzo scorso. Undici i sardi complessivi destinatari della misura cautelare.
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In manette Giovanni Columbu, 40 anni di Ollolai, Renzo Cherchi, 39 anni di Irgoli; Alberto Mura, 40 anni di Ottana; Antonio Moni, 46 anni , domiciliato a Castelnuovo Val di Cecina; Francesco Palmas, 45 anni di Jerzu; Francesco Rocca, 47 anni di Orotelli; Franco Piras,46 anni di Bari Sardo; Marco Sulis, classe 1989 domiciliato a Villagrande Strisaili; Nicola Fois, 33 anni di Girasole; Salvatore Campus 52 anni di Olzai e Salvatore Giovanni Antonio Tilocca, 45 anni di Bottidda. Indagato a piede libero un 47enne di Arzana.
LE INDAGINI
È stato un piccolo biglietto dimenticato a terra, con due numeri di telefono accanto ai resti di un cellulare bruciato, a fornire la chiave per risolvere il caso. Proprio in quella zona, nei pressi della boscaglia dove era stata ritrovata una delle auto rubate usate per il colpo, è stato rinvenuto l’indizio cruciale.
I due numeri scritti sul biglietto appartenevano a telefoni utilizzati dalla banda e hanno permesso agli inquirenti di ricostruire la rete di contatti attiva da mesi per preparare l’assalto. Le indagini, supportate dalla collaborazione dei cittadini – che hanno fornito anche filmati con le voci dei rapinatori – si sono subito concentrate su soggetti di origine sarda.
Grazie alle telecamere di sorveglianza, ai tabulati telefonici e all’analisi dei biglietti dei traghetti tra Sardegna e continente, i carabinieri, guidati dal comandante Piercarmine Sica, sono riusciti a tracciare con precisione i movimenti della banda. I telefoni usati erano vecchi modelli Nokia, privi di connessione dati, quindi difficili da rintracciare.
Le indagini hanno permesso di identificare una struttura organizzata composta da otto esecutori materiali e tre persone incaricate di fornire supporto e osservare i movimenti dei portavalori. I mezzi usati per la rapina erano stati rubati nei mesi precedenti tra la provincia di Roma e l’area di Siena.
Il bottino, pari a 3 milioni di euro, non è stato ancora recuperato. Gli inquirenti ipotizzano che possa essere stato nascosto nelle vicinanze del luogo dell’assalto. Alcuni degli arrestati risultano avere precedenti penali specifici per rapine e possesso di armi da fuoco. Durante il colpo sono stati esplosi numerosi colpi con armi da guerra, ma fortunatamente non ci sono stati feriti.
“Abbiamo eseguito le ordinanze di custodia in meno di due mesi”, ha dichiarato il procuratore capo di Livorno, Maurizio Agnello. “Questo è stato possibile grazie alla stretta collaborazione tra procura e carabinieri e a un lavoro costante, che ha permesso di sviluppare un’indagine molto ampia sin dai primi momenti. Decisivi sono stati anche i filmati realizzati da cittadini coraggiosi che, pur rischiando, hanno documentato la rapina.”
Gli arrestati non si aspettavano l’arrivo degli investigatori: molti di loro avevano ancora esplosivi e munizioni. Secondo la procura, alcuni membri del gruppo potrebbero essere coinvolti anche in altri episodi criminali, attualmente oggetto di ulteriori approfondimenti investigativi.
«Un colpo durissimo inferto alla criminalità». Così il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Salvatore Luongo, ha commentato l’arresto dei responsabili del violento assalto ai furgoni portavalori.
Luongo ha espresso «profonda ammirazione» per l’operato del Comando provinciale di Livorno, lodando la «tenacia e straordinaria professionalità» degli investigatori, coordinati dalla magistratura. Un ringraziamento speciale è stato rivolto anche ai reparti speciali intervenuti nella delicata fase esecutiva degli arresti: il GIS, il 1° Reggimento Paracadutisti “Tuscania”, i Cacciatori e il Comando provinciale di Nuoro.
«Questo straordinario successo operativo – ha sottolineato Luongo in una telefonata al comandante provinciale – ribadisce con forza l’impegno incessante dell’Arma nella lotta contro ogni forma di criminalità, anche la più efferata».