Assalti portavalori, a Bonorva non si attivò sistema di protezione banconote

Durante l’assalto al furgone portavalori della Vigilpol, avvenuto l’1 settembre 2015 nei pressi di Bonorva, il sistema di sicurezza a protezione delle banconote non si attivò, consentendo ai banditi di fuggire con mezzo milione di euro. Per questa ragione gli investigatori dello Sco di Sassari fecero accertamenti e intercettazioni anche sul personale della società di vigilanza. Ma l’ipotesi investigativa di un possibile ruolo dei vigilantes come complici-basisti della banda cadde subito, perché ulteriori verifiche dello Sco di Roma non fecero emergere alcun sospetto nei confronti del personale della Vigilpol.

E’ quanto emerso oggi durante l’esame di un commissario della Questura di Sassari al maxi-processo alla banda specializzata negli assalti ai furgoni portavalori in Sardegna. Il collegio presieduto da Ermengarda Ferrarese sta giudicando 28 imputati (12 detenuti e 16 ai domiciliari o a piede libero) accusati a vario titolo di associazione per delinquere e di svariate rapine compiute nell’Isola. A sostenere l’accusa c’è il pm Danilo Tronci, che ha coordinato le indagini della Direzione distrettuale antimafia. Al vertice della banda, secondo la Procura e la Dda, ci sarebbe stato l’ex vice sindaco di Villagrande, Giovanni Olianas, insieme a Luca Arzu, Angelo Lostia e Salvatore “Toreddu” Sanna. Dopo la breve pausa estiva il processo è ripreso nell’aula della Corte d’Assise di Cagliari con udienza proseguita anche nel pomeriggio per esaminare altri testimoni. Si prosegue lunedì prossimo, 11 settembre.

 

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