Non sono passate inosservate in Sardegna le ultime dichiarazioni di Roberto Saviano, intervenuto ieri via social con un video sull’assalto al portavalori avvenuto nei giorni scorsi in Toscana, colpo milionario per il quale si ipotizza la pista sarda. Lo scrittore ha appunto rilevato nell’azione militare il modus operandi della criminalità isolana – negli ultimi anni gli assalti ai portavalori nelle strade sarde sono diventati purtroppo una triste costante – innescando però polemiche che hanno coinvolto anche la politica sarda, sponda centrodestra. “L’assalto è avvenuto da parte di una banda di rapinatori sardi – l’analisi di Saviano – lo sappiamo perché un video ha raccolto alcuni momenti dell’azione. E si sentono banditi con l’accento sardo comunicare tra loro”.
I due grandi gruppi “che in questo momento fanno gli assalti ai portavalori sono sardi e foggiani- ha rimarcato lo scrittore -. Precisamente i cerignolani, la parte dell’organizzazione Garganica dedita ai portavalori – e le organizzazioni sarde, Sassari e Desulo soprattutto”. E ancora: “I sardi non producono mafia, producono criminali, ma non producono mafia. Questo perché le organizzazioni sarde mal sopportano la gerarchia, soprattutto la gerarchia costante. Possono accettare una gerarchia operativa riguardo appunto un assalto, ma non l’egemonia di un boss, l’essere soldato e la presenza di un ufficiale. C’è un’istintiva mal sopportazione della cultura criminale sarda a una struttura gerarchica. È stato così anche per i sequestri”.
Difende lo scrittore napoletano don Gaetano Galia, cappellano del carcere di Sassari e presidente di Cospes Salesiani Sardegna: “Saviano mica sta dicendo che tutti sardi sono criminali. Impariamo a leggere ciò che dice l’altra persona, invece che partire in quarta in maniera istintiva. Siamo permalosi, ma cresciamo Dio mio“. Soprattutto “facciamo attenzione a non abbassare la guardia sulle mafie, perché dove ci sono soldi, vedi Nord Italia, le mafie arrivano in picchiata. E per esempio dai dati, non lo dico io, Olbia rischia molto”.
Il riferimento a specifici territori della Sardegna invece non è piaciuto a Salvatore Deidda, deputato sardo di Fdi: “Invito lo scrittore Saviano a Desulo per uno spuntino, per mostrargli le bellezze del paese e la sua operosità. Un paese di persone laboriose e oneste, come i sardi e i barbaricini sanno essere”. È ora per il parlamentare meloniano “di superare i luoghi comuni sui desulesi e sui barbaricini: dire che sono rapitori e rapinatori sono solo battute da bar sport o, peggio, etichette odiose. Le responsabilità penali sono dei singoli, e aspettiamo la conclusione delle indagini- tifando per le forze dell’ordine- con l’auspicio che i malviventi siano assicurati alla giustizia”.
All’attacco anche Piero Maieli, consigliere regionale di Forza Italia: “Saviano ha rilasciato dichiarazioni completamente errate nei confronti del popolo sardo, e riteniamo doveroso esprimere la nostra ferma condanna verso ogni generalizzazione e pregiudizio. La Sardegna e i sardi hanno una storia ricca di cultura, sacrificio e onestà. Non possiamo accettare che episodi criminali isolati, attribuiti a sardi con motivazioni stereotipate, vengano strumentalizzati per dipingere un’intera comunità con toni negativi”. Per l’azzurro “attribuire a un’intera popolazione le azioni di pochi individui, con identificati, non è solo ingiusto, ma alimenta un clima di odio e discriminazione inaccettabile. Siamo convinti che il dibattito pubblico debba basarsi su fatti e non su stereotipi dannosi”. Quindi Michele Pais, esponente della Lega ed ex presidente del Consiglio regionale sardo: “Sono parole gravi e fuori luogo, quelle pronunciate da Roberto Saviano a commento dell’assalto al furgone portavalori, in cui offende tutti i sardi, come se fossimo tutti criminali e banditi. Penso che sia obbligo delle istituzioni sarde difendere l’onorabilità di un popolo che merita rispetto sempre, non solo durante le dorate vacanze estive per godere della bellezza della nostra terra e della generosità di cui siamo capaci”.