Nuovo episodio di tensione nel carcere di Uta, dove un detenuto ha dato fuoco al materasso nella sua cella, causando un incendio che ha intossicato quattro agenti della polizia penitenziaria. L’incidente è avvenuto nel pomeriggio, quando un detenuto straniero, in transito e in isolamento, ha appiccato il rogo.
Gli agenti sono intervenuti immediatamente per spegnere le fiamme, ma durante l’operazione hanno inalato il fumo sprigionato dall’incendio. I quattro sono stati trasportati in ospedale: due al Santissima Trinità, uno al Brotzu e uno al Policlinico, tutti in codice giallo per sospetta intossicazione. Fortunatamente, nessuno di loro è in condizioni gravi.
“Sono trascorsi solo tre giorni e si registra già il primo grave episodio critico, che avrebbe potuto avere un epilogo tragico”, dice Michele Cireddu della Uil Polizia penitenziaria. “Il personale intervenuto ha messo a rischio la propria vita per mettere in salvo i detenuti della sezione, e le modalità con cui è stato provocato l’incendio hanno rallentato pericolosamente i soccorsi. La combustione del materasso intriso d’olio e delle sostanze dell’estintore ha creato un fumo nero che ha ridotto al minimo la visibilità e ha reso l’aria irrespirabile. Un primo gruppo di agenti si è precipitato per trarre in salvo i detenuti coinvolti nell’incendio, mentre un altro gruppo ha indossato le maschere antigas ed è intervenuto con l’idrante, visto che gli estintori si sono rivelati inefficaci”, spiega ricostruendo l’episodio. E aggiunge: “Versare litri di olio nel materasso per ostacolare i soccorsi e creare un effetto devastante con le fiamme appare come un chiaro segnale della volontà di causare effetti tragici”.
Inviata una nota a Giorgia Meloni, al ministro della Giustizia Carlo Nordio e al sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro per denunciare la grave situazione che persiste nell’istituto. “Questo episodio non fa che confermare lo stato di emergenza che non può più essere ignorato”. Attualmente, i detenuti presenti a Uta sono 760, a fronte di 530 posti regolamentari. Continuano ad arrivare detenuti dalla penisola, alcuni dei quali hanno messo a ferro e fuoco intere sezioni in altri istituti. “Raggruppare un numero così elevato di detenuti facinorosi, uniti a quelli affetti da problematiche psichiatriche, crea un mix esplosivo”.