“C’è lavoro e lavoro”: è un messaggio di rottura quello lanciato dalla Confederatzione sindacale sarda (Css) e da numerose sigle indipendentiste in occasione del sit-in tenuto stamani sotto il palazzo del Consiglio regionale. “Non è lavoro quello che si basa sulle fabbriche di bombe e sulle centrali a carbone – spiega il segretario della Css Giacomo Meloni, che lancia un duro attacco a Cgil, Cisl e Uil -. Smettete di appoggiare queste vertenze, la Sardegna ha bisogno di altro”. Ad esempio, “di seri interventi nel campo dell’agroalimentare, di nuove visioni nell’ambito della programmazione energetica, di bonifiche – che possono dare lavoro a duemila persone per diversi anni”, precisa Meloni. Ma “prima occorre debellare il virus dell’assistenzialismo che affligge tutta la Sardegna. E creare nuove forme di ricchezza, in maniera tale che i cittadini smettano di accettare lavori disumani come la fabbricazione delle bombe a Domusnovas”. Solo così, per la Css, sarà possibile programmare un nuovo modello di sviluppo.
Gli fanno eco Marco Mameli de l’Assotziu Consumadoris Sardigna e Angelo Cremone di Sardegna Pulita, impegnati nelle tante vertenze ambientali volte a scongiurare la realizzazione di una nuova centrale a carbone a 500 metri da Portoscuso o la costruzione di una nuova discarica nel territorio di Uta: “Occorre voltare pagina, anche a Decimomannu. Se i tedeschi vogliono andare via, che vadano pure, così quell’aeroporto potrà essere riconvertito ad uso civile”. Il segretario di Sardigna Natzione Bustianu Cumpostu interviene, invece, sul piano politico: “Per liberarsi da questo stato d’indigenza diffusa, occorre tagliare con i partiti che hanno portato la Sardegna alla deriva: bisogna capire che da una parte ci sono i nazionalisti sardi, dall’altra i partiti italiani”.
Dalle parole ai fatti: presto, infatti, il Comitato sardo per il lavoro, la dignità e la vita formato da Css, Fronte Unidu e dall’associazione Altra Sardegna presenterà una proposta di legge per chiedere alla Regione di “rivedere le scelte di spesa, destinando importanti risorse per creare nuovo lavoro per gli inoccupati dell’Isola, e garantire un sostegno economico agli indigenti impossibilitati a lavorare”. “La forma di lavoro che si propone, coerente con un modello di sviluppo ecosostenibile – spiega il comitato – , nascerà da progetti di sviluppo settoriale (ambiente, agricoltura e allevamento, infrastrutture, patrimonio culturale, turismo, cura della persona etc.) elaborati nei territori coinvolgendo gli inoccupati, censiti da un ente preposto in grado di accompagnare una riforma radicale del lavoro. Secondo lo schema proposto dal comitato, i progetti potranno essere elaborati direttamente dalle persone, dalle imprese e dagli Enti pubblici.
Alle 15.30, dopo un pranzo allestito proprio sotto i portici di via Roma, i manifestanti si sposteranno alla ex Vetreria di Pirri per un convegno che verterà sugli stessi temi. Oltre l’inquinamento, Css e i movimenti (tra gli altri Sardigna Natzione, Sardegna Pulita, Social Forum, Donne Ambiente e Comitato No Trivelle), richiameranno l’attenzione su altre due emergenze: la fuga dei giovani (“Oltre 15 mila in cinque anni hanno lasciato l’Isola”) e lo spopolamento dei paesi. “Con quest’iniziativa – ha concluso Mameli – è un vero avviso di messa in mora di questa Giunta e di una classe politica che dimostra di avere lo sguardo rivolto al passato di cui ripete errori, sprechi”.