Alluvione 2013, i testimoni dell’accusa: “Allerta non segnalata”

Hanno ripetuto di non essere stati avvisati a dovere, che il pericolo “non era stato segnalato”. Sono i testimoni dell’accusa che questa mattina hanno sfilato nell’aula del Tribunale di Tempio Pausania nel processo per i morti e i danni provocati dall’alluvione del 18 novembre 2013 in Gallura. Davanti al Procuratore Domenico Fiordalisi, i testi hanno ribadito che nessuno ad Olbia in quel tragico 18 novembre aveva idea di quello che stava accadendo. Sul banco degli imputati l’ex sindaco di Olbia, Gianni Giovannelli, il primo cittadino di Arzachena Alberto Ragnedda, i tre funzionari comunali Antonello Zanda, Gabriella Palermo, Giuseppe Budroni, e un funzionario provinciale, Federico Ceruti Ferrarese (oggi tutti assenti), accusati a vario titolo di omicidio colposo, disastro ambientale e mancata attivazione delle procedure d’allarme. Oggi in aula si è parlato di “strade trasformate in fiumi”, “macchine inghiottite dall’acqua”. Tra queste anche quella di Patrizia Corona e della figlia di 3 anni Morgana Giagoni, morte in una Smart travolta da un fiume, e il cui compagno e padre, Enzo Giagoni, verrà sentito venerdì 16 settembre. “I testi hanno ulteriormente rimarcato l’assenza di allerta meteo, l’assenza del servizio di vigilanza o di impedimenti, come barriere di protezione, che evitassero che le auto finissero nei fiumi in piena”, ha detto l’avvocato Giampaolo Murrighile, che rappresenta i familiari di alcune vittime.

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