Allevamento, latte sardo sicuro e senza antibiotici. “Isola virtuosa”

Il latte degli animali trattati con antibiotici non entra nel circuito della distribuzione, vendita o trasformazione. La pecora, la capra o la mucca vengono sì munte, ma il prodotto contaminato non viene utilizzato se non per il biogas. In poche parole, il latte sardo in circolazione è “antibiotico free”. Ad assicurarlo sono i tecnici dell’Associazione regionale allevatori che monitorano quasi la totalità del latte vaccino e quasi il 70 per cento di quello ovicaprino. “Siamo tra le regioni più virtuose grazie ad un sistema di controlli collaudato che garantisce la salute dei consumatori”, assicura Ignazio Ibba, capo servizio responsabile del laboratorio Aras. La macchina regionale dei controlli si basa su verifiche incrociate, tra caseifici, Aras, Asl e Istituto zooprofilattico.

“Abbiamo messo in campo un programma di assistenza su due livelli interdipendenti – spiega il direttore dell’associazione Marino Contu – uno sui controlli latte e l’altro sulla prevenzione e trasmissione di informazioni agli allevatori. Il successo è palese e testimoniato dai numeri: oggi siamo gli unici che possiamo certificare di produrre latte e carni sane, sicuri e di qualità, provenienti da allevamenti allo stato brado che rispettano il benessere animale”. Procedura rigorosa. “I controlli avvengono all’interno di un sistema che garantisce il consumatore finale – sottolinea ancora Ibba – Ogni mese il latte di ogni singolo allevatore è analizzato due volte, mentre quello della cisterna dei camion che effettuano la raccolta è quotidiana. Nel caso di presenza di antibiotici, inviamo in meno di 24 ore la lettera al caseificio e alla Asl competente che provvedono a bloccare l’allevatore. Mentre il latte contaminato viene destinato al biogas. Insomma è garantito al 100 per cento che quel latte non sarà consumato o trasformato in formaggio”. Capi sardi passati al setaccio. “La media di positività – spiega ancora il tecnico – è tra le più basse al mondo. Stiamo parlando di due casi ogni mille provette analizzate per l’ovino e il caprino, tre ogni mille per il vaccino. Questi pochi casi sono dovuti nella maggior parte degli episodi a negligenza e mancanza di coordinamento in allevamento”. Tantissime analisi, sempre in crescita. “Ne effettuiamo ogni anno oltre 11mila per i vaccini, 85mila per gli ovini e 14mila per i caprini – ricorda Mario Cataldi, capo servizio provinciale dell’Aras Oristano – Nel 2010 ne abbiamo effettuato quasi la metà”.

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