A rischio mille lavoratori di 45 aziende e le forniture di dispositivi medici agli ospedali. L’allarme è stato lanciato dai rappresentanti delle imprese che forniscono al sistema sanitario regionale gli strumenti essenziali per le sale operatorie (come ferri chirurgici, disinfettanti e antisettici, valvole cardiache, pace maker) in un’audizione della commissione Lavoro del Consiglio regionale.
L’inghippo sta nella richiesta di rimborsi per 126 milioni di euro arrivata alle aziende per via dell’applicazione di una norma introdotta dalla finanziaria nazionale del 2015, e riesumata dal Governo Draghi. “È una norma anticostituzionale che ci chiede indietro i soldi per lo sforamento del budget da parte delle aziende sanitarie – hanno detto l’amministratore unico della Surgical, Bruno Ghiani, e la direttrice commerciale di Prodifarm, Roberta Matta -. Non siamo stati noi a decidere gli ordini. Se non si torna indietro saremmo costretti a licenziare tutti i nostri dipendenti”.
Al momento la Regione ha le mani legate perché si attende che si pronunci il Tar del Lazio su due ricorsi presentati dalle aziende fornitrici. La vertenza riguarda in Sardegna circa 45 aziende che, in caso di conferma del provvedimento, dovrebbero restituire una quota tra il 40 e il 60 per cento della spesa extra delle aziende sanitarie. In caso di inadempienza, le Asl sarebbero autorizzate a trattenere i pagamenti sugli ordini futuri. “Ci troveremo in questo caso senza liquidità – hanno detto i rappresentanti di Surgical e Prodifarm -, costretti a licenziare i dipendenti e, nostro malgrado, a bloccare le forniture di dispositivi essenziali agli ospedali”.