“Sono comportamenti disumani quelli ripresi dalle telecamere nascoste all’Aias di Decimomannu, comportamenti contrari al rispetto della dignità”. Lo dice Antonello Pili, direttore della cooperativa Il mio mondo che a Quartu e a Mandas gestisce due comunità socio-sanitarie per anziani. La responsabile delle strutture è Tiziana Annunziata che, su quanto accaduto nel centro Aias di via Carducci 7, dice: “I vertici non potevano non sapere”.
Sardinia Post ha intervistato ieri mattina i due operatori, colleghi anche dei quattordici indagati per i presunti maltrattamenti a Decimomannu. Annunziata e Pili hanno commentato il video diffuso dai militari e spiegato come funzionano le catene di comando nelle strutture socio-sanitarie.
Il direttore della cooperativa premette: “Non c’è alcuna giustificazione per quelle botte”. E a domanda precisa sul fatto che in questi giorni, nell’ambiente, si parlasse dei pazienti violenti con l’intento di spiegare gli schiaffi e i calci dati all’Aias, dice: “È vero, ci sono anche malati aggressivi. Ma per fermarli non si può essere brutali. Piuttosto vanno avviati i protocolli interni previsti in questi casi: per esempio si chiama il 118 e si comunica l’accaduto al responsabile della struttura o al collega reperibile, qualora si abbia bisogno di un supporto”.
E proprio in qualità di dirigente di un centro, la Annunziata precisa: “Il coordinatore di una struttura magari non è informato sul 100 per cento degli episodi. Ma sul 90 per cento sì. E in quel dieci che resta, non includo di certo le botte reiterate. E ingiustificabili”.
Pili – che in Sardegna coordina anche Federsolidarietà, rete del terzo settore all’interno di Confcooperative – invita a “non confondere la violenza gratuita con la contenzione: ovvero – spiega – il fermare con le braccia un paziente violento. È infatti ben altra cosa dare calci a un malato nel mezzo di un corridoio: così siamo davanti solo a comportamenti delinquenziali”.
L’indagine all’Aias è partita dalla denuncia di un dipendente. Ma il direttore della coop Il mio mondo ci tiene a precisare che “mai sono girate voci sui presunti maltrattamenti”. E anzi “all’Aias – osserva – lavorano tante persone per bene e lo fanno con grande professionalità”.
A Decimomannu è poi successo che alcuni indagati si siano coperti a vicenda, risulta dall’ordinanza del gip Giampaolo Casula. In proposito la Annunziata appunta: “Come siano realmente andate le cose, lo stabilirà la magistratura. Dico però che in Sardegna, oltre ai controlli inadeguati e ai troppi tagli nella spesa sociale, c’è l’ulteriore problema della formazione degli operatori. Per accedere ai corsi regionali basta avere un Isee basso: non ci sono verifiche sull’aspetto motivazionale che, invece, è un aspetto importante per fare bene il mestiere. Fa piacere a tutti che il mercato degli Oss non conosca crisi. Sempre. Ma vista la delicatezza del lavoro, servono anche preparazione e selezione adeguate. A seconda degli incarichi ricoperti, è necessaria pure una formazione specifica”.
Lunedi mattina i quattordici indagati dell’Aias dovranno comparire davanti al gip: e sarà l’occasione per chiarire i tanti punti oscuri che ruotano intorno al video di via Carducci.
Alessandra Carta
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