E’ una corsa contro il tempo quella che si sta delineando nel futuro dei circa 500 lavoratori degli appalti dell’Alcoa di Portovesme. “Abbiamo avuto conferma da parte degli imprenditori che se non ci saranno atti concreti finalizzati all’inizio di nuovi appalti, le imprese si vedranno costrette, loro malgrado, a dare corso alle procedure di licenziamento – ha dichiarato Manolo Mureddu, delegato per gli appalti della Fim Cisl”.
Le imprese stanno chiedendo alle istituzioni di essere messe nelle condizioni di evitare il tracollo economico: “Abbiamo chiesto al presidente Cappellacci e al presidente della Provincia Tore Cherchi di sbloccare i lavori delle bonifiche dello stabilimento Alcoa e delle aree minerarie dismesse, in ambito Igea, che sono immediatamente attuabili – ha dichiarato Gian Cristian Di Bartolo, Presidente della rete d’imprese Fenix – Questo ci permetterebbe di far fronte ai costi della cassa integrazione che incidono per l’8 % sui costi del lavoro dipendente e quindi di poter far lavorare, a rotazione, i nostri dipendenti mantenendo così vive le imprese”.
“Non stiamo chiedendo contributi – ha aggiunto Di Bartolo – ma solo di avere la possibilità di mantenere in vita quel poco di tessuto produttivo che è rimasto nel Sulcis. Se entro il 31 gennaio non avremo risposte in merito, saremo costretti a licenziare il personale ed allora tutte le prospettive e i progetti del Piano Sulcis resteranno solo buoni propositi. Abbiamo creato la rete d’imprese Fenix, che occupa circa 360 lavoratori, che si è dotata di tutte le certificazioni occorrenti per ogni tipo di appalto, anche in ambito ambientale, proprio perchè non si dica che le imprese sarde non sono in grado di eseguire anche lavori di grande respiro”.
De Bartolo ha precisato che Cappellacci ha assicurato che entro i primi giorni della settimana prossima sarà in grado di dare delle risposte.
Carlo Martinelli