Alcoa, i sindaci del Sulcis si mobilitano: “Pronti a manifestare a Roma”

Prima un’assemblea generale con i sindacati, in programma per lunedì pomeriggio a Carbonia, poi l’organizzazione di una manifestazione di popolo a Roma. E’ l’iniziativa che i sindaci del Sulcis Iglesiente hanno deciso di mettere in piedi a sostegno della vertenza Alcoa dopo l’incontro di ieri mattina davanti ai cancelli dello stabilimento dove e’ in corso il presidio dei lavoratori attualmente in cassa integrazione.

“Primo passo della mobilitazione che abbiamo deciso di sostenere – spiega Franco Porcu, sindaco di Villamassargia e portavoce del movimento dei sindaci – è quello di organizzare l’assemblea con i rappresentanti sindacali. Assemblea propedeutica alla trasferta di popolo a Roma”. Per il portavoce del movimento dei sindaci che chiede “più dinamismo da parte della Regione sul versante delle iniziative previste dal Piano Sulcis” il comparto industriale del polo di Portovesme ‘deve essere rimesso in marcia al più presto. Questo territorio non può fare a meno di queste produzioni”.

Nell’incontro con i sindacati “saranno definiti gli aspetti organizzativi della manifestazione che si intende fare a Roma”. Intanto, davanti ai cancelli della fabbrica, prosegue a oltranza il presidio dei lavoratori.

Oltre ai sindaci anche i lavoratori in cassa integrazione in deroga e in mobilità in deroga del polo industriale di Portovesme rilanciano la protesta. Lunedì è previsto un loro sit in a Cagliari davanti alla sede dell’assessorato regionale al Lavoro. “La situazione è disastrosa – annuncia Manolo Mureddu, delegato sindacale Rsu Fsm Cisl delle imprese d’appalto e promotore dell’iniziativa – E’ necessario che arrivino risposte in tempi rapidissimi. Che in questo caso significa pagamento degli ammortizzatori sociali”. Racconta alcuni casi l’esponente sindacale delle imprese d’appalto. “I giorni scorsi abbiamo dovuto fare una colletta per un collega che non aveva i soldi per pagare la luce – dice -, non ci sono più soldi e così non si può più andare avanti”.

Intanto davanti ai cancelli dello stabilimento di Portovesme prosegue la protesta dei lavoratori accampati da 12 giorni. Questa mattina i lavoratori hanno ricevuto la visita della Rsu e di una delegazione di operai della vicina centrale elettrica Grazia Deledda. “Nel corso dell’incontro – spiega Bruno Usai, delegato Rsu Fiom dell’Alcoa – hanno manifestato la solidarietà per la nostra vicenda ma anche la loro preoccupazione per il futuro dato che il nostro stabilimento era un buon acquirente di energia”.

Mozione del Pd al Senato. “L’impegno per il rilancio della ricerca di nuovi investitori per l’Alcoa di Portovesme ed un nuovo accordo anche con l’attuale proprietà per garantire il mantenimento in efficienza degli impianti anche oltre il 30 giugno. E’ assolutamente prioritario tutelare i livelli occupazionali di Alcoa, in una regione già pesantemente colpita dalla crisi e comunque i lavoratori e le loro famiglie non possono essere lasciati senza ammortizzatori sociali”. E’ quanto chiede al governo il gruppo Pd del Senato, che sta presentando una mozione, primo firmatario il senatore sardo Ignazio Angioni con i colleghi eletti in Sardegna, sottoscritta anche dal presidente del gruppo Luigi Zanda.

La richiesta è che la mozione venga calendarizzata al più presto nell’Aula di Palazzo Madama. “I lavoratori dell’Alcoa – afferma Angioni – presidiano lo stabilimento di Portovesme per evitare che la manutenzione venga interrotta. La Regione Sardegna e i sindacati sono mobilitati per cercare una soluzione”. La multinazionale, leader mondiale dell’alluminio primario e semilavorato, è presente in Italia dal 1967 e in Sardegna, ma l’attività produttiva è cessata dal 30 novembre 2012. “Si tratta di un’importante realtà industriale che la Sardegna non può perdere” continua Angioni. Nella mozione il Pd chiede al governo l’impegno “per garantire il mantenimento in efficienza degli impianti, anche oltre la data prevista del 30 giugno prossimo. Come Pd – conclude Angioni – consideriamo l’efficienza degli impianti una condizione necessaria perché resti aperta la possibilità che nuovi soggetti imprenditoriali, in particolare stranieri, si inseriscano nelle trattative di acquisto degli impianti”.

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