“Non sono un terrorista ma un collaboratore, e anzi ho ricevuto dei documenti da Gavino, un agente segreto italiano”: così si è difeso Sultan Wali Khan, uno degli 11 imputati, cittadini pakistani, arrestati un anno fa tra Olbia e altre parti d’Italia, accusati di aver costituito una cellula di Al Qaeda avente base in Italia e di cui la città gallurese sarebbe stata l’epicentro. La Corte d’assise di Sassari ha, quindi, sentito a porte chiuse l’agente dei servizi segreti italiani citato come testimone, ma “Gavino”, nome con cui viene convenzionalmente chiamato, ha negato quanto asserito sul suo conto da Sultan Wali Khan, considerato un figura centrale dell’intera vicenda giudiziaria.
Pur confermando di aver incontrato Sultan Wali Khan, l’agente ha negato di avergli mai trasmesso o consegnato alcun documento. L’udienza odierna, nell’aula bunker del carcere sassarese di Bancali, è quindi proseguita con l’esame del dirigente della Digos di Sassari, Mario Carta, che ha coordinato le indagini e che ha risposto alle domande del folto collegio difensivo, mirate a mostrare l’assenza di riscontri oggettivi alle accuse.
Il processo di fronte alla Corte presieduta dal magistrato Pietro Fanile, a latere Teresa Castagna, proseguirà con le udienze fissate per il 13, 19 e 30 maggio e per il 16 e 17 giugno.