Aumentano le aree coltivate ma diminuisce il numero di aziende. I dati del sesto censimento sull’agricoltura sono stati presentati questa mattina nel corso di un convegno dal Servizio di statistica della Regione. Nel giro di dieci anni – il periodo preso in considerazione è quello che va dal 2000 al 2010 – le aziende sono diminuite del 43,4 per cento. Complessivamente le imprese sono quasi 61mila, e la superficie agricola utilizzata è aumentata del 13,1 per cento. In particolare l’incremento è legato al forte aumento dei pascoli, chiaro segnale di rafforzamento del settore zootecnico: si è passati dal 51,5 per cento di tredici anni fa al 60,1 per cento del 2010.
In generale si sono ridotti sensibilmente i campi più piccoli di un ettaro, mentre è cresciuto quasi di un terzo il numero dei poderi da oltre 30 ettari. Le dimensioni medie sono le più elevate d’Italia. I lavoratori del settore nel 2010 erano circa 120mila: la figura prevalente resta quella del coltivatore diretto che coinvolge la sua famiglia nel lavoro dei campi. Il livello di istruzione: circa il 40 per cento degli occupati nel settore si ferma alla licenza media, ma è cresciuto di oltre il due per cento il numero di diplomati (13,9 per cento) e laureati (4,8 per cento). In crescita anche l’interesse delle nuove generazioni per il lavoro nei campi: il ricambio generazionale c’è stato e i figli continuano a seguire le attività di padri e nonni. E si affacciano anche neoagricoltori: forse un tentativo di cercare uno spiraglio anti crisi e disoccupazione.
“I dati censuari – osserva l’Assessore all’Agricoltura Oscar Cherchi – si prestano a molteplici considerazioni e forniscono un quadro utile a comprendere l’evoluzione globale dell’agricoltura sarda. Questo aiuta a comprendere, attraverso un attenta analisi dei risultati, come e dove è necessario agire per ottimizzare la produttività e la redditività delle aziende agro-zootecniche sarde contestualizzandole con il resto del Paese. Dai dati emerge una crescita dimensionale delle aziende, ma anche una marcata diminuzione del numero delle imprese. Da notare anche un leggero aumento del numero dei giovani impegnati in agricoltura, anche se resta ancora troppo elevata l’età media degli imprenditori agricoli, con conseguente limitato ricambio generazionale. Per agevolare il ritorno alle campagne è necessario rendere questa attività più redditizia, ma anche snellire la macchina burocratica perché persiste il disagio verso un eccessiva macchinosità per l’accesso ai bandi delle diverse misure del PSR. Diventa quindi essenziale inserire queste due problematiche fra le priorità di intervento per rendere più flessibile il prossimo Psr. E’ emersa anche la diffidenza, per le nostre imprese, verso qualsiasi forma aggregazione, che invece sarebbe necessaria per ottimizzare i costi di produzione in modo di ridurre il gap con le realtà più organizzate e tecnologicamente più avanzate. In questo modo la Sardegna potrà essere più competitiva, come già lo è sul tema della qualità, anche sui prezzi”.