Un traffico di 12mila agnelli, provenienti dalla Romania e spacciati come sardi col marchio Igp, è stato smascherato da un’ispezione del reparto Repressioni e Frodi del Consorzio dell’agnello Igp che ha denunciato una truffa per un valore di oltre un milione di euro. I dettagli sono stati spiegati in una conferenza stampa che si è svolta a Macomer (Nuoro) nella sede del Consorzio di tutela dell’Agnello Igp, in collaborazione con la Coldiretti. “La scoperta è avvenuta venerdì scorso – hanno spiegato Luigi Nuvoli e Renzo Moro responsabili di Sardegna Repressione frodi – si tratta di agnelli, per la maggior parte di origine rumena, macellati in Sardegna e poi marchiati e spacciati come Igp di Sardegna. Grazie al tempestivo intervento si è evitato che circa 12mila agnelli, del valore di oltre 1 milione di euro, finissero sulle tavole dei consumatori italiani come Igp agnello di Sardegna”.
L’allarme era stato lanciato la settimana prima di Pasqua dal Consorzio di Tutela dell’agnello di Sardegna Igp. Sarebbero arrivati in Sardegna agnelli dalla Grecia e soprattutto dalla Romania, visto la carenza di produzione del mercato made in Italy: circa 410mila agnelli, dei quali 150mila sardi, a fronte di una richiesta di 800mila circa. “È un reato criminale – ha affermato il presidente del Contas, Battista Cualbu – ed è ancora più grave che si falsifichi un marchio di origine, una garanzia per il consumatore, sicuro di acquistare un prodotto allevato secondo un disciplinare. Come Consorzio stiamo intensificando i controlli e chiediamo la collaborazione di tutti. Questi 12mila agnelli avrebbero intasato il mercato e fatto abbassare il prezzo essendo allevati senza il rispetto delle regole. Ci appelliamo al nuovo Governo e a tutti i parlamentari sardi affinché si battano per l’approvazione del disegno di legge con nuove norme in materia di reati agroalimentari”. Così il direttore del Contas, Alessandro Mazzette: “Queste truffe danneggiano il produttore e il consumatore – anche l’immagine per una delle nostre eccellenze agroalimentari più rappresentative”.
L’appello. Difendere il marchio Igp dal commercio sleale: è l’appello lanciato in modo trasversale dalle forze politiche. Già nel 2015 il consigliere regionale del Pd Piero Comandini aveva presentato un’interrogazione, rimasta inevasa, sui “controlli di conformità sulle produzioni a identificazione geografica protetta (IGP) dell’agnello di Sardegna”. Il deputato di Forza Italia Pietro Pittalis sollecita il presidente della Giunta e l’assessore all’Agricoltura “ad adottare nuove ed ulteriori misure di contrasto a questi fenomeni, incentivando la tracciabilità delle produzioni locali con procedure che siano semplificate e pertanto accessibili alle imprese sarde”. Da parte loro, i consiglieri di Art. 1 Sdp – Eugenio Lai, Daniele Cocco, Luca Pizzuto, Paolo Zedda – chiedono che la Regione vada a fondo e si costituisca parte civile nell’eventuale processo che riguarda gli agnelli sardi Igp “taroccati”. Il presidente de La Base, Efisio Arbau, ricorda infine che “dal 2015 giace una nostra proposta di legge in Consiglio regionale per l’istituzione delle stalle di sosta nei porti sardi, per il controllo del bestiame importato nell’isola, una misura che avrebbe evitato i fenomeni denunciati dal Consorzio Igp di pirataggio con agnelli rumeni”. A breve, annuncia, “avvieremo una raccolta firme perché questo è un provvedimento non più prorogabile. A maggior ragione se lo pensiamo come strumento per fare legittimamente politiche commerciali e di tutela dei prodotti sardi”.