Aggressione omofoba a San Sperate: una trappola tesa sul web, poi le botte

Lo aveva contattato su un social network, dimostrandosi interessato a conoscerlo, e gli aveva dato appuntamento. In realtà quell’incontro era una trappola. Emergono nuovi particolari nell’aggressione omofoba avvenuta alcuni giorni fa in piazza Deledda a San Sperate che ha visto come vittime un ragazzo di 17 anni e l’amica appena 18enne.

Il pestaggio non sarebbe avvenuto a seguito di una discussione, ma potrebbe essere stato organizzato e aveva come unico obiettivo il ragazzo di 17 anni. Il giovane, da quanto si apprende, qualche giorno prima sarebbe stato contattato da uno degli aggressori su un social network e dopo uno scambio di messaggi si sarebbero dati appuntamento in piazza Deledda. Il 17enne ha deciso di farsi accompagnare dell’amica: forse si era insospettivo per quella amicizia nata sul web. Arrivati in piazza il ragazzo e l’amica hanno trovato un gruppetto di coetanei, circa una decina di persone e tra queste anche il giovane conosciuto in rete. Almeno in cinque hanno accerchiato la coppia, in due dopo averli insultati, hanno colpito il 17enne con calci e pugni. L’amica lo ha difeso e ha ricevuto altre botte. Alla fine gli aggressori sono fuggiti.

Tutte le fasi sono stati riprese da uno dei ragazzi che si trovava in piazza e il video è stato diffuso poco dopo sui telefonini e sui social network, lo stesso 17enne lo averebbe ricevuto sullo smartphone. Tornato a casa il ragazzo ha raccontato tutto al padre e insieme sono andati a parlare con i carabinieri, senza presentare alcuna denuncia. I militari dell’Arma hanno comunque avviato le indagini visto che per i reati con vittime i minori si procede d’ufficio.

Ieri sera padre e figlio sono tornati in caserma e hanno formalizzato una denuncia per lesioni e ingiurie. Il 17enne non ha comunque voluto rivelare le ragioni dell’aggressione e non avrebbe fornito informazioni utili alle indagini. I carabinieri della Stazione di San Sperate e della Compagnia di Iglesias stanno lavorando per identificare i responsabili, quattro o cinque persone, tutte riprese nel video diffuso sui social network. Il filmato è stato acquisito e servirà per identificare i giovani. Una segnalazione è stata inviata alla Procura per i Minorenni.

Ma.Sc.

(Foto di repertorio)

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