Per il naufragio del Teide, lo yacht di venti metri trovato due anni fa quasi completamente affondato al largo di Villasimius, il Gup del Tribunale di Cagliari, Giuseppe Pintore, ha accolto le richieste di rinvio a giudizio del pubblico ministero Enrico Lussu. Tutti a giudizio, compreso uno degli indagati, che ha scelto il rito abbreviato. Alla sbarra sono finiti l’imprenditore quartese Eppe Giua, di 50 anni, che, secondo l’accusa, avrebbe organizzato con altri complici l’affondamento della barca per incassare i soldi dell’assicurazione. Con lui a processo anche Cristian Fanni, 41 anni, Luca Manca, di 37, Orlando Masala, di 51, Nicola Casula, di 33, Antonio Carboni, di 52, oltre a Sandro Collu, 37 anni, che farà l’abbreviato. Tra gli imputati, Carboni deve rispondere di favoreggiamento, mentre gli altri di naufragio, truffa, danneggiamento e simulazione di reato. Reati pesanti che hanno fatto finire il processo davanti alla seconda sezione del Tribunale, presieduta da Massimo Costantino Poddighe. Nel dicembre 2010 la prua del Teide venne segnalata a largo di Villasimius: nel tentativo di affondarlo – secondo l’accusa – sarebbe stato preso a fucilate. Il processo in seconda sezione inizierà il 25 ottobre, mentre il prossimo 25 giugno è fissata la requisitoria del pm Lussu davanti al Gup per l’abbreviato di Collu.
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