Addebito disciplinare ai dipendenti Aias che hanno denunciato i maltrattamenti

Hanno denunciato alla polizia giudiziaria e ai carabinieri del Nas i maltrattamenti cui venivano sottoposti i pazienti del centro Aias di Decimomannu e ora sono stati sottoposti a procedimento disciplinare. Il motivo? Non avrebbero informato i vertici dell’ente dei fatti che hanno invece riferito alla forza pubblica e che sono anche alla base delle 15 misure cautelari adottate dalla magistratura nei confronti del direttore amministrativo dell’Aias, della responsabile del centro di Decimomannu e di tredici operatori.

La notizia, che appare oggi su l’Unione Sarda, secondo quanto riferisce lo stesso quotidiano è stata confermata dalla presidentessa dell’Associazione Anna Paola Randazzo.

Si crea così una situazione paradossale: i testimoni dell’indagine penale diventano in una certo senso degli “indagati” sul piano disciplinare. Al di là della correttezza formale delle contestazioni, succede che, mentre l’indagine è aperta, un atto disciplinare interviene su uno degli aspetti in corso di accertamento. Infatti tra gli indagati non ci sono solo gli operatori – cioè le figure che avevano contatti diretti con le persone ospitate nel centro – ma anche due figure dirigenziali: la responsabile del centro Sandra Murgia e il direttore amministrativo, l’ex consigliere regionale Vittorio Randazzo (fratello di Anna Paola).

In particolare,  secondo il Gip, la direttrice “nonostante fosse a conoscenza di svariati episodi di violenza fisica e morale posti in essere nei confronti dei pazienti dagli operatori sociosanitari, e in generale, dal personale in servizio, ometteva di esercitare la dovuta vigilanza, non attivandosi in alcun modo”. E, sempre secondo il Gip, Vittorio Randazzo, ometteva di “correggere o eliminare le condotte illegittime della responsabile Sandra Murgia e degli altri dipendenti del Centro di Decimomannu”.

In sostanza non solo il grado di conoscenza da parte dei vertici dell’Aias è uno dei temi dell’inchiesta ma, quanto ai due dirigenti indagati, il magistrato inquirente lo ritiene accertato. Si tratta comunque di un aspetto rispetto al quale la testimonianza dei dipendenti che hanno presentato denuncia ha una rilevanza. Adesso questi dipendenti (ma, potenzialmente, anche tutti i loro colleghi che non compaiono tra gli indagati) si trovano nella situazione di doversi difendere da una contestazione aziendale (“Non ci avete informato”) che coincide con uno degli argomenti difensivi (“Non sapevamo niente”) dei dirigenti sotto inchiesta. Una contestazione che, in astratto, potrebbe portare al licenziamento.

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