Accordi tra necrofori e pompe funebri: 15 a processo per il business sui morti

Quattro patteggiamenti, una richiesta di rito abbreviato e 15 rinviati a giudizio (e non 17 come appreso in un primo tempo) con processo fissato il 12 luglio prossimo davanti al collegio della seconda sezione penale del Tribunale di Cagliari, presieduta da Giovanni Massidda. Si è chiusa così l’udienza preliminare nata dall’inchiesta denominata ‘Caro estinto’ che ha coinvolto i necrofori degli ospedali cagliaritani: avrebbero stretto un patto segreto con le agenzie funebri, agevolate in cambio di denaro, per ‘pilotare’ le esequie. Chiusa l’indagine che ha coinvolto 140 persone, il pm Giangiacomo Pilia aveva chiesto il rinvio a giudizio per 22 tra necrofori ospedalieri e titolari di pompe funebri accusati a vario titolo di truffa aggravata, peculato, falso in atto pubblico e induzione indebita.

Oggi davanti al Gup Roberto Cau in quattro hanno deciso di patteggiare pene sotto i due anni: si tratta dei necrofori ospedalieri Piero Usai, Bruno Carta, Pietro Murgia e Agostino Di Francesco. Andrà invece in abbreviato Alessandro Agus il prossimo 16 maggio davanti al Gup Roberto Cau, mentre saranno processati a partire dal 12 luglio davanti alla seconda sezione penale del Tribunale di Cagliari altri 15 imputati (e non 17 come appreso in un primo tempo), tutti dipendenti degli ospedali cagliaritani finiti nel mirino della Procura. Si tratta di Antonello Melis, Marco Putzu, Mario Palmas, Ignazio Pilloni, Gesuino Cocco, Tullio Ivano Arangino, Piero Spiga, Andrea Vacca, Paolo Atzeni, Giorgio Locci, Mario Pinna, Romano Congiu, Umberto Fanni, Salvatore Furcas e Sergio Steri. Atri due necrofori per i quali il pm Giangiacomo Pilia aveva chiesto il rinvio a giudizio, Mario Onnis e Mario Pinna, non hanno potuto presenziare all’udienza preliminare per un legittimo impedimento: dovranno comparire anche loro il 16 maggio davanti al Gup Cau.

Secondo l’accusa, negli obitori degli ospedali Brotzu, Santissima Trinità, San Giovanni di Dio e Marino era stato creato un business illegale tra agenzie funebri e personale ospedaliero: segnalazioni di decessi in cambio di denaro così da accaparrarsi i servizi del defunto. A maggio di due anni fa erano scattati i provvedimenti cautelari: arresti domiciliari nei confronti di 20 persone e 168 indagati a piede libero. Telecamere e microspie dei carabinieri avevano svelato lo scandalo delle mazzette pagate dal 2013 e al 2015: un giro d’affari di oltre mezzo milione di euro.

 

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