“Tertenia no slot”. Ogni battaglia sociale ha bisogno di uno slogan e di un volto. Lo slogan è chiaro ed efficace, comprensibile a tutti. E il volto è quello di due donne che hanno avuto il coraggio di avviare una lotta contro un fenomeno mangia-soldi che stava lentamente risucchiando giovani e adulti.
Tutto ha inizio due anni fa quando a Tertenia – sulla costa orientale, lembo a sud dell’Ogliastra – il gioco d’azzardo inizia ad assumere dimensioni preoccupanti. Decine di persone cadono nel tranello del desiderio patologico di portare a casa, ad ogni costo, una vincita in denaro. Anche a costo di finire sul lastrico per inseguire quel sogno. Crescono le seperazioni dovute alla ludopatia. Il tessuto sociale va a pezzi. A un certo punto, però, c’è chi decide di dire basta. Liliana Loi e Antonella Deiana, due madri di famiglia, si rimboccano le maniche e coinvolgono tutta la popolazione in una raccolta di firme per eliminare le slot machine dal paese e sconfiggere alla radice il business delle macchinette. “Non si può restare a guardare chi si fa rovinare”, scrivono nel banchetto. E nel giro di poco tempo, raccolgono oltre 2000 firme: un numero altissimo per una comunità di 3400 anime. La palla passa alla politica.
Il sindaco di Tertenia, Luciano Loddo, racconta la risposta del Comune. “Le organizzatrici avevano raccolto tantissime firme e un messaggio così chiaro non poteva rimanere inascoltato. Così abbiamo ospitato assemblee pubbliche e convegni con gli esperti della Asl per illustrare alla popolazione il fenomeno della dipendenza patologica. Sono state riunioni con un’altissima partecipazione. Nel frattempo ci siamo mossi da un punto di vista politico per capire come mettere in pratica quanto richiesto dalla raccolta di firme. Purtroppo – afferma il sindaco – la legge non mi consentiva di eliminare con un’ordinanza le macchinette ed è allora che abbiamo pensato a una forte riduzione fiscale per coloro che decidono di toglierle dai loro locali: il taglio del 60 per cento della Tari per tre anni. Questo significa che chi doveva pagare 3mila euro ora ne può pagare 1200. Grazie a questo provvedimente oggi – racconta il sindaco – il numero dei locali che ospitano le macchinette si è ridotto rispetto a due anni fa. Siamo passati da 16 a 10. Certo, ancora non siamo riusciti a convincere tutti gli esercenti del nostro paese perché c’è indubbiamente un guadagno (una macchinetta rende circa 4mila euro al mese, ndr). Molti esercenti ci dicono che non le tolgono perché i giocatori andrebbero comunque in un altre locale a spendere i loro soldi, ma noi continuiamo a proporre lo sconto sperando che anche gli altri cambino idea. La cosa positiva, inoltre, è che la nostra iniziativa si è diffusa anche ai comuni limitrofi e questo – conclude il sindaco – ci rende particolarmente orgogliosi”.
La battaglia “No slot“, infatti, dopo aver coinvolto, Bari Sardo e Girasole, prosegue ancora oggi con una pagina su Facebook e iniziative sul territorio. L’idea delle due organizzatrici ha contagiato tantissime donne del paese con la stessa rapidità con cui si muovono i virus delle iniziative coraggiose. C’è ancora un obiettivo da raggiungere: fare di Tertenia il primo paese “deslotizzato”. E ora non sembra così impossibile.
Michele Spanu
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