Maria Lai, centenario che sa di eterno. Dai telai ai libri cuciti: un Paese ricorda

“L’uomo è assolutamente incomprensibile con la sola ragione, perciò non può vivere senza Dio e senza l’arte”. Così diceva Maria Lai e così ci piace ricordare l’artista di Ulassai nel centenario della sua nascita, oggi 27 settembre. Una vita, quella della Lai, in cui le usanze della cultura  sarda sono state coniugate con una incessante ricerca utilizzando il linguaggio dell’arte contemporanea.

Temi celesti, motivi cosmici, geografie di un universo parallelo che, negli anni del minimalismo e dell’arte povera, hanno riabilitato antiche tradizioni. Celeberissimi i telai: opere dall’evidente senso identitario e antropologico, produzioni dense di simboli e significati e rappresentano un trait d’union tra il presente e un passato a cui l’artista è molto legata. E poi le mappe astrali e i libri cuciti, che hanno caratterizzano il lavoro artistico dell’età più matura. Ma se le prime scaturiscono dall’esigenza di un rapporto con l’infinito, di una compresenza consapevole nell’immenso universo, i libri cuciti chiedono al contrario di essere osservati con minuziosa attenzione.

Il tramite attraverso cui l’incantesimo si celebra è un semplice filo, in grado di ricongiungere un punto qualunque ad un luogo immaginario dello spazio. Filo che da sempre rappresenta le unioni ed i legami, e che ogni tanto si spezza per poi ritrovarsi; filo che talvolta è rosso come quello impiegato nei costumi sardi, talvolta è bianco o nero in ottemperanza alla vita e alla morte.

Attraverso un semplice gesto un ago entra ed esce da qualcosa, lasciandosi dietro una traccia fisica, segno del suo cammino, avvicinando luoghi ed intenzioni. Le cose che attraversa non vengono trasformate, come avviene nella saldatura o incollando due corpi, bensì restano quello che erano, legate da un’idea che fugge in un piccolissimo buco, percorso del pensiero. Esplorazione, dunque, e non presa di possesso, in quanto il filo si può tagliare, sfilare, in modo che tutto, luoghi e traccia dell’intenzione, torni intatto, affidato alla memoria, ad altro filo, altro cucire.

Dal piccolo formato alla monumentale land art, l’opera di Maria Lai è un affaccio sull’infinito, grandioso e sconcertante, nelle sue differenti prospettive. Di fronte alla difficoltà di rappresentare la vita nelle sue dimensioni, che variano dall’infinitamente grande all’infinitamente piccolo, la sua arte offre strategie per convivere oscuramente e affettivamente con ciò che ci supera. Un inno alla grandiosità dell’uomo, capace di esperienza poetica anche attraverso il toccare con mano i propri limiti.

Il lavoro della Lai si contraddistingue anche per un legame forte con il suo territorio, come testimonia l’azione ‘Legarsi alla montagna’ nata su una proposta voluta nel 1981 dall’allora sindaco di Ulassai, Antioco Podda. In risposta ebbe il progetto di un “momuento ai vivi”.

La perfomance si ispirò ad un’antica storia popolare secondo cui, durante la frana di un costone, due bambine morirono mentre una terza riuscì a salvarsi grazie ad un nastro azzurro che, stretto in una mano, fu notato dagli abitanti del paese, rendendo possibile il soccorso. Maria Lai scelse di unire, insieme ai suoi concittadini, tutte le case di Ulassi con ventisei chilometri di nastro azzurro. “Lasciai a ciascuno la scelta di come legarsi al proprio vicino. E così dove non c’era amicizia il nastro passava teso e dritto, dove l’amicizia c’era invece si faceva un nodo simbolico. Dove c’era l’amore veniva fatto un fiocco”.

In questa azione il filo si fece metafora di un processo di superamento dei rancori tra le persone, costituendo una rete di salvezza generata dall’unione e dalla compartecipazione. Testimonianza straordinaria è il video realizzato da Tonino Casula, ‘Legare e collegare’, unica opera filmica dell’intervento sul territorio.

Diverse sono le iniziative promosse in occasione del centenario, dentro e fuori l’Isola. Particolarmente importanti le mostre ‘sorelle’ alla Stazione dell’arte di Ulassai e al Maxxi di Roma. Aperte al pubblico da giugno sono idealmente collegate tra loro: ‘Tenendo per mano il sole’ sarà aperta nel museo della Capitale fino al 12 gennaio; “Tenendo per mano l’ombra”, allestita nel paese ogliastrino della Lai, si può visitare fino al 3 novembre.

Sempre in collaborazione con il Maxxi c’è la prima guida del ‘Museo a cielo aperto Maria Lai’, manuale pensato per fruire al meglio le opere che l’artista ha lasciato nel territorio sardo. Poi ancora l’iniziativa promossa dai Musei civici di Cagliari che, con il coinvolgimento di altri artisti dell’Isola, hanno realizzato a Ulassai progetti site specific, attraverso residenze e mostre legate ad alcune tematiche chiave nella ricerca dell’artista, come il rapporto fra arte, comunità e paesaggio. Alcune opere della Lai saranno esposte ad Ancona, fino al 29 settembre, all’interno della rassegna ‘Vòlumina atto secondo – Le Artiste e il libro’ e, fino al 3 novembre a Villa Carlotta, a Tremezzo in provincia di Como, nella mostra ‘Telai e trame d’autore: da Leonardo a Maria Lai’.

Gaia Dallera Ferrario
https://www.instagram.com/gaiafe/

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share