Ancora un mese per visitare ‘Tracce – Asia 2562’, la mostra di Federico Crisa e Noemi Didu, a cura di Paola Mura. Fino al 29 settembre è allestito a Cagliari, presso il Castello di San Michele e il Museo d’Arte Siamese, un percorso fotografico di circa settanta immagini, affiancato a una selezione di tele di grande formato e mattonelle dipinte. Il progetto si sviluppa partendo da un viaggio compiuto dalla coppia di artisti, nel Sud Est asiatico.
Il loro cammino, tra Laos, Vietnam e Thailandia, non ha seguito un itinerario prestabilito ma è stato tracciato dalla ricerca di testimonianze e opere di Stefano Cardu. Marinaio sardo, naufragato in Malesia e approdato in Siam alla fine dell’Ottocento, Cardu divenne uno dei costruttori più amati dalla corte reale del Paese. Nel corso della sua permanenza in oriente, accumulò una vera e propria fortuna che, donata a Cagliari propria città natale, costituì il museo, sede della mostra, in cui ancora oggi è esposta la collezione d’arte siamese più ampia d’Europa. La sua figura ha assunto i caratteri di un personaggio leggendario, eroe di un romanzo d’avventura, dotato di una grande tenacia, curiosità, generosità, capacità di adattarsi e reinventarsi.
Poiché il mito non è altro che il luogo dell’anima, l’avventura che Crisa e la Didu hanno compiuto è un viaggio nella memoria, all’insegna dello scambio profondo. Viviamo nell’era della tecnologia, di internet, del turismo low cost e godiamo di un’ampia accessibilità di immagini audio e video. Siamo dotati di strumenti idonei a scattare fotografie, consultare mappe interattive e guide per ogni tipo di esigenza. Nel nostro tempo tutto è a portata di mano, pronto per essere esplorato. Il tema del viaggio, su cui Crisa e la Didu ci invitano a riflettere, è caro all’uomo da sempre. Oggetto del filosofeggiare dei più grandi pensatori, oggi più che mai viene da chiedersi quale forma abbia assunto e quale sia il ruolo del moderno viaggiatore. Nel loro itinerario, durato un mese, gli artisti si sono lasciati condurre alla scoperta mostrandoci come sia possibile, senza aver programmato il come e il perché, chiudere uno zaino e dare spazio ai sensi ritrovati che, soli, li hanno guidati a scoprire i colori dell’altrove e gli odori dell’ignoto.
Spinti dai bisogni dell’io hanno avvertito una ‘chiamata’ verso mete misteriose che li hanno arricchiti di impressioni, sensazioni, eventi, pensieri, immagini e che, depositati nella loro mente, sono stati poi strutturati. E quando si organizza nella memoria, e in questo caso anche nella mostra ‘Tracce – Asia 2562’, che il peregrinare assume la sua vera fisionomia e il suo senso, tornando a vivere come una forma di narrazione di sé e del mondo. Quello compiuto da Crisa e Didu è un viaggio reale, metafora della ricerca di un principio originario. Senza un piano d’azione programmato hanno interagito con le persone e con i luoghi, spazi visibili e invisibili, mantenendo un atteggiamento di rispettoso ascolto e di celebrazione dei posti che li hanno ospitati, lasciando tracce nei punti che hanno ritenuto essere più rappresentativi del loro cammino, e di quello di Cardu.
Crisa, street artist portavoce di un messaggio di poesia, piuttosto che di ribellione, ha dipinto pareti, rocce, chioschi e costruzioni precarie, con soggetti ricorrenti. Un fitto proliferare urbano e naturalistico, caratterizzato da scarne cromie, è la traccia lasciata in quello stesso paese che per vent’anni aveva ospitato il viaggiatore e collezionista cagliaritano, Stefano Cardu. Le opere site specific, che si collocano nell’ambiente urbano, periurbano e rurale, sono state realizzate in cooperazione con abitanti e associazioni locali. Noemi Didu ha documentato fotograficamente queste azioni, corredandole di brevi testi densi di suggestioni, e infine resendole pubbliche. Un’indicazione poetica, un suggerimento che accompagni lo spettatore nella lettura delle immagini che testimoniano i loro interventi.
“Trovarti, perdersi – Fili invisibili.
Volute di fili elettrici. Case degli spiriti.
Connessioni invisibili. Frontiere desolate.
Monaci e crisaldi. Templi e palazzoni.
Il re ci osserva”.
Gaia Dallera Ferrario
https://www.instagram.com/gaiafe/