I tubi d’acciaio che tutto scandiscono. L’archetipo artistico è lo spazio-tempo

La ricerca artistica di Italo Antico si caratterizza per la forte sperimentazione di materiali e linguaggi: dalla pittura, al disegno per tappeti, la ceramica e la creazione di gioielli, che ripercorrono e talvolta anticipano certe idee monumentali. Nato in Sardegna nel 1934 – proprio oggi compie 85 anni – , dopo un’ infanzia trascorsa tra Cagliari, Trieste e Napoli lavora da giovanissimo come mozzo e, successivamente, come capitano di lungo corso sulle rotte delle Americhe e dell’Oriente. Forti sono gli stimoli che Antico accoglie da questi viaggi iniziando, in questi anni, a dipingere le prime pitture a olio su tele grezze recuperate a bordo delle navi e a eseguire lavori in basso ed altorilievo su rame.

Antico approda alla scultura intorno alla metà degli anni Sessanta e da allora vi si dedica in maniera predominante, indagando l’arte come spazio partecipato e costituendo un tassello fondamentale allo sviluppo di molte ricerche contemporanee. Le sue installazioni ambientali sono di impianto astratto-strutturalista e sviluppano i temi della linea, e dell’insieme di linee, come strumenti di modulazione dell’ambiente in cui si collocano. Rette inclinate o angolate che, da un originario percorso lineare, si flettono, assumono una diversa direzione giungendo all’estroflessione, all’introflessione, all’angolo, alla curva.

Gli ambienti che immagina Antico sono tutt’uno con le figure che vi inserisce, che variano dimensione e prospettiva in una ricerca che non si limita a vivere nello spazio ma lo costruisce, occupando architetture, sia in interno che in  esterno, delle quali sembra voler superare i limiti. L’opera di Antico suggerisce una possibile soluzione alla rappresentazione del tempo come coordinata spaziale, che si aggiunge alle tre dimensioni canoniche: alto-basso, destra-sinistra, avanti-indietro.

I suoi interventi, segnale di continuità in una traiettoria spazio-tempo, si presentano come tubi d’acciaio inox che, fluidi e rigidi al tempo stesso, scandiscono gli ambienti, impregnandoli di fascino e mutevolezza. La loro lineare semplicità lascia spazio a diverse suggestioni per cui possono assumere la forma di “elemento fossile, vertebra di materia industriale” (come ha scritto il critico d’arte Paolo Fossati) o suggerire la sensazione di assistere ad una “germinazione primaria”, all’affiorare di un sistema che si mostra in uno stato embrionale, potenza di un divenire ricco e complesso.

L’illuminazione, nella fruizione delle sue scultura, è determinante. Gli elementi convessi, e quelli concavi, creano delle scansioni chiaroscurali ben precise che, favorite dalle superfici in acciaio, completano le caratteristiche della composizione. Queste scansioni sono determinate dalla ritmica alternanza di elementi che, privi di ogni movimento accidentale e superfluo, sono mossi da impercettibili vibrazioni determinate da un raggio di sole. Centrale è, in questo senso, la scelta del materiale che diviene protagonista per le sue stesse proprietà, indirizzando l’artista a giungere ad una propria estetica.

Visivamente, il risultato delle sue opere sono delle raffinatissime costruzioni in “tubi” di acciaio. Le forme geometriche e le linee rendono sobrie ed eleganti tutte le sue sculture in cui la figure s’intersecano e mutano la propria posizione, disegnando sempre nuove prospettive. A un apparente freddezza e rigidità fa contrasto una palpabile una tensione della natura verso l’universale e l’assoluto, resa ancora più evidente dalle installazioni che abitano luoghi saturi di storia.

Vari i lavori per luoghi sacri, come il ‘Crocifisso’, bassorilievo in rame del 1963, per la chiesa di San Domenico a Cagliari, oppure la ‘Via Crucis’ del 1965-66, per la chiesa di Santa Maria Ausiliatrice a Guspini. Del 1978 è l’intervento nella chiesa sconsacrata di San Michele a Fidenza, relativamente al quale Antico ha scritto: “Preferire questa chiesa sconsacrata e in uno stato di totale abbandono, al giardino o al luogo di transito, era per me una esperienza singolare. Come puntualizzai la soluzione d’intervento, mi entusiasmò sempre l’idea di inserirmi in quello spazio, in quella misura monumentale così razionale e calibrata con un mio segno d’acciaio scarno, dimensionalmente vuoto che non la turbasse o la provocasse. Ne scaturisce il miracolo di una perfetta coesistenza di passato e presente, arricchita dalla certezza che lo spazio possa continuamente reinventare le proprie capacità narrative.”

Il tentativo, reiterato nel tempo, di conquistare lo spazio attraverso la propria opera si fa qui interpretazione di un elogio del vuoto, attraverso segni trascesi nella purezza dell’opera finita, espressione di eleganza formale e tensione alla spiritualità. Ad essere trattati, con la delicatezza e la leggerezza di cui Antico, come pochi altri, è capace, sono spesso i temi della memoria, della trasparenza e dell’abbandono poiché, come affermò Platone, “la conoscenza che la geometria cerca è quella dell’eterno.”

Gaia Dallera Ferrario
https://www.instagram.com/gaiafe/

[Le immagini dal sito dell’artista, www.antico.org]

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