Grafica e fantasia di Anna Marongiu. L’arte al femminile negli anni Trenta

Manca un mese all’inaugurazione, al Man di Nuoro, della mostra retrospettiva dedicata ad Anna Marongiu: artista connotata da una breve ma intensa carriera, le sue opere hanno ottenuto numerosi riconoscimenti a livello nazionale ed internazionale. Nata a Cagliari nel 1907 dimostrò, sin dalla tenera età, una spiccata vocazione artistica e un innato talento grafico, partecipando, giovanissima, a diverse esposizioni con opere di varia tecnica e disegni a penna. Affinò la propria manualità frequentando l’Accademia inglese e studiando diverse tecniche incisorie che ebbe l’opportunità di imparare dal direttore della Calcografia di Stato, dedicandosi alla punta secca, all’acquaforte e, successivamente, al bulino.

Artista dotata di una grande fantasia, si distinse in breve tempo per la propria abilità grafica che seppe declinare in una grande varietà di soggetti: biblici, iconografici, naturalistici e urbani, immersi in atmosfere surreali e abitati da personaggi talvolta caricaturali. Anna Marongiu fu, senza dubbio, una delle figure più rappresentative del panorama artistico isolano degli anni Trenta e, nonostante vivesse in una società in cui le donne erano lasciate ai margini della vita pubblica, partecipò a numerose ed importanti manifestazioni d’arte in Italia e all’estero. Del 1938 la sua prima mostra personale a Cagliari, nella Galleria Palladino.

La vita di questa promettente artista si spezzò a soli trentaquattro anni, nel 1941, a causa di un incidente aereo. Al momento della tragedia Anna aveva con sé una tavola incompiuta rappresentante una lotta tra animali. Quest’opera è lontana dalle ironie o dai lirismi che caratterizzano altri suoi lavori, ma è immersa nella drammaticità di un feroce e articolato scontro tra diversi esseri umani con tratti zoomorfi. L’anno successivo alla sua morte, nel 1942, le fu dedicata una mostra retrospettiva, nella Galleria di Roma, alla quale ne seguirono numerose altre. Nonostante la sua prematura scomparsa e la successiva perdita di molti suoi lavori per eventi connessi al periodo bellico, sono davvero molte le tavole giunte ai giorni nostri. Recentemente il Gabinetto delle stampe della Biblioteca universitaria di Cagliari ne ha acquisite 255: affrontano il tema della caricatura rompendo gli schemi canonici dell’epoca, pur mantenendo una minuziosa e sopraffina resa chiaroscurale, effetto ottenuto utilizzando la tecnica del tratteggio incrociato. Ovvero segni regolari sempre più fitti, senza però mai arrivare al nero assoluto, che avrebbe reso l’immagine piatta. Ove i contrasti sono più netti, con pochi passaggi intermedi, le parti in luce appaiono più intense, rendendo più buie e profonde quelle in ombra.

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I cicli di incisioni dedicati alla sua amata terra natale, la Sardegna, raffigurano scorci suggestivi, pervasi di un’atmosfera lirica. Tra questi le tavole ‘Il Golfo degli angeli’, ‘Racconti di Sardegna’ e ‘Vedute di Cagliari’, tutte realizzate con particolare virtuosismo tecnico e approfondito studio luministico. La maestria con cui la luce svolge un ruolo fondamentale nel lavoro di Anna Marongiu, rende possibile la percezione tridimensionale che, grazie alla resa delle ombre, attribuisce qualità tattili alle superfici, creando giochi che esaltano o annullano la modellazione dei volumi.

È nel 1999 che venne pubblicata la serie di tempere ispirata ai ‘Promessi sposi’. Vennero realizzate nel 1926 e si distinguono per la loro finezza psicologica. Tra queste, ed altre innumerevoli raccolte, si colloca un’ampia serie di disegni a penna e acquerelli ispirati dal ‘Circolo Pickwick’ di Charles Dickens e attualmente custoditi presso l’omonimo museum di Londra. Da segnalare anche le undici tavole datate 1930, ispirate alla commedia shakespeariana ‘Sogno di una notte d’estate’. Opere che sono di impeccabile eleganza e incisivo linearismo, probabilmente suggestionate da atmosfere decò e impreziosite dai particolari decorativi degli ambienti e delle variegate stoffe che sembrano non trascurare le ricerche tessili della Bauhaus.

Nell’opera della Marongiu i concetti di ombra e luce sono utilizzati sia come strumenti per riprodurre fedelmente il reale, sia come elementi simbolici e psicologici, dimostrando un’attitudine, decisamente moderna, nella tecnica dell’incisione che è distaccata e precisa per definizione. Creare profondità e spazio tridimensionale equivale a mettersi in relazione con l’azione della luce nell’atmosfera ed è questa luce che, nell’osservazione attenta dell’artista, genera pensiero, divenendo altresì esperienza dell’anima. “Per l’arte ha vissuto, goduto e sofferto questa nobilissima artista che ha chiuso la sua breve esistenza mentre nuovi sogni, nuove fatiche turbinavano nella sua mente colta e meditativa [Felice Melis Marini, 1942]”.

Gaia Dallera Ferrario
https://www.instagram.com/gaiafe/

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