Antonio Marras, 59 anni di moda e arte. Ritratto dello stilista dandy e nostalgico

Auguri ad Antonio Marras, autentico creativo dalle molteplici voci, la cui produzione abbraccia svariate discipline attraversando il non-confine del pensiero tra le arti, in cui tutto é collegato: moda, installazioni, disegni e dipinti.  Oggi lo stilista e artista algherese compie 59 anni.

Volendo identificare gli ambiti in cui Marras conduce la propria ricerca, si può asserire che il suo grande istinto creativo lo muova incessantemente tra moda, arte e spazio, portando alla luce interessanti quanto inaspettate variazioni sul tema. Facendo uno sforzo nel delineare i confini della sua produzione, viene fuori che la critica, così come il mercato, classificano in qualche modo le diverse esperienze disciplinari da lui compiute. L’ulteriore operazione complessa svolta da Marras sta nell’agire parallelamente per rompere queste barriere, diluirne i confini.

In Marras l’interesse per la moda nasce dalla passione per le stoffe e da un grande impulso creativo, capacità di rielaborazione, estro e sintesi. Lui non teme l’eccesso e l’eccentricità, cerca lo scarto, il contrasto, l’errore e la contaminazione in modo personale ed immersivo. Questi i tratti che lo hanno accompagnato in diverse esperienze e sino alla presentazione della prima collezione prêt-à-porter, nel 1999.

Negli abiti di arras confluiscono tutti i temi della sua ricerca: la decostruzione della forma, l’ornamento interpretato come elemento simbolico, la seduzione del viaggio e dell’incontro con altre culture, lo struggimento della memoria e della nostalgia. Il momento topico è la sfilata: palcoscenico di eventi sorprendenti e onirici, rappresentazione di un mondo etico ed estetico. Moda, regia, installazione, performance, musica ma soprattutto storie di memoria collettiva che Marras interpreta attraverso il suo sguardo e che ci accompagnano in un’esperienza inaspettata, destinata a fissarsi vividamente nella nostra memoria di adulti e di bambini.

Dal punto di vista artistico il 2011 rappresenta una svolta: è l’anno in cui Marras viene chiamato a esporre alla Biennale d’Arte di Venezia. Nel 2016 gli viene dedicata una retrospettiva alla Triennale di Milano e il titolo della mostra cita Plinio: ‘Nulla dies sine linea (Nessun giorno senza tracciare una linea)’.

Il suo primo approccio con l’arte è un taglio di Lucio Fontana che catturò la sua attenzione di alunno distratto durante una gita scolastica. Quella tela bianca, squarciata, lo sconvolse quale sinedocca premonitrice di un futuro di stoffe tagliate, di confini varcati, di linee incessantemente tracciate. Molteplici, ad oggi, le sue esperienze nel teatro, nelle arti visive e le collaborazioni con artisti contemporanei. Eppure Marras, dandy nel nuovo millennio, artista irrequieto che vive una costante pulsione verso l’espressione creativa, ha custodito con pudore la sua opera.

“Un giorno ti ho lasciato bambino e ora ti ritrovo artista”. Queste le parole pronunciate da Maria Lai grazie alle quali ha raccolto e non più disperso il suo lavoro. L’incontro con la Lai rivela essere stato una vera e propria svolta che ha coinciso, tra l’altro, con la sua prima collezione. Con lei, che lo ha traghettato verso un universo in cui le immagini sostituiscono la parola, ha sempre avuto un rapporto speciale. Abitare lo spazio – così come il Tempo – è la più sensibile delle opere di Marras, che si serve di oggetti trovati, custodi di una storia che, raccolti, accatastati e combinati, divengono presenze inanimate ma tangibili, riflessi, colori, profumi.

Marras ha raccontato in più occasioni che ama rovistare nei ricordi, frugare nell’apparente caos di un rigattiere per trovare dei raccordi: “Quadri per cui qualcuno ha posato, un cannocchiale, un mappamondo, due bijou, una rosa. Ciarpame che, un tempo, era bello e ora è consunto”. È questa manifesta catarsi oggettuale che permea lo spazio Nonostantemarras, un luogo allargato e privato, inaugurato, a Milano, nel 2013. Fortemente voluto da Patrizia, moglie di Antonio, con la complicità di Paolo Bazzani e la Fam, il nome di questo luogo ha origine dall’essere nato nonostante Marras fosse, fieramente, contrario. Nonostantemarras rappresenta oggi una zona di sicurezza, calda, segreta, lontana dal caos quotidiano ma aperta agli altri; possibile crocevia di storie vecchie e nuove.

È dunque nell’accumulo che tutta la sua opera rafforza la propria poetica che, già chiara e definita nei singoli lavori, diventa un discorso coerentissimo e nobile, la cui portata pubblica è universale e lampante. Mai una caduta di stile o di tono, in nessun momento il discorso si fa personalistico. Non un tocco di colore, la scelta di un tessuto o una pennellata, cede alla tentazione dell’effetto o dell’estetizzazione fine a se stessa. La maestria di Marras nel fondere e armonizzare linee e colori e la sua perfezione nel gestire forme e volumi hanno pochi rivali. In un percorso di rara coerenza mescola psicologia, citazioni, storia dell’arte e cultura popolare, dando vita ad una produzione, di stilista e di artista, capace di cogliere la vera essenza delle persone.

“Se l’arte nasce dal corpo e ogni opera chiede di vivere di corpo in corpo all´infinito, l’atto di cucire un abito diventa metafora del fare arte. Fantasia, abilità, strumenti per costruire qualcosa che altri possano indossare, fare proprio, per il bisogno di diventare altro da se e di raccontare il proprio tempo”. Così diceva Maria Lai.

Gaia Dallera Ferrario
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