Fishing for the Planet, il progetto di ricognizione delle reti da pesca abbandonate nel Golfo di Cagliari ideato dall’associazione sportiva Blue life Scuola apnea Sardegna e sostenuto da Fondazione di Sardegna, ha fatto tappa a Marina di Capitana sabato mattina. L’associazione sportiva ha presentato lo stato dell’arte sulla mappatura delle reti abbandonate e disperse nel Golfo cagliaritano – cuore dell’iniziativa – e ha premiato i Comuni di Quartu Sant’Elena e di Cagliari, partner istituzionali del progetto, assieme alla Marina di Capitana, quartier generale dell’iniziativa, per l’impegno a voler rendere il Golfo sempre più sicuro e pulito anche con la rimozione delle reti fantasma. Le attività di ricognizione a mare, entrate nel vivo a luglio, si concluderanno a fine settembre.
L’incontro è stato l’occasione per fare il punto e discutere sulle prospettive future del progetto che “immaginiamo di allargare ad ancora più comuni che si affacciano sul Golfo e idealmente in tutta la Sardegna, coinvolgendo ancora più sportivi del mare nelle segnalazioni”, auspica in un approccio sistemico Simone Mingoia, presidente dell’associazione Blue life che raccoglie sportivi di nuoto, apnea e pesca sportiva in tutta l’isola. “L’interesse per le reti fantasma deriva dal fatto che – continua Mingoia – ci troviamo spesso in mare e fuori dalle solite rotte e trovare queste pericolose discariche di reti disperse mette in pericolo la vita nel mare, la sua biodiversità e la sicurezza per l’uomo: per questo ci sentiamo in dovere di intervenire come possiamo almeno con queste segnalazioni”. Un’attività “in linea con l’impegno della Marina di Capitana, anche quest’anno Bandiera Blu del Cagliaritano – aggiunge Federica Arlotta, manager della società che gestisce la marina quartese – un pregio, ma anche una responsabilità, per questo appoggiamo l’iniziativa e il supporto delle istituzioni e dei partner scientifici, tra cui l’Università”.
Nella tappa di Fishing for the planet a Marina di Capitana sono stati inoltre premiati i “cacciatori” di reti, sportivi e non che si sono distinti nella segnalazione e/o nella ricerca degli spot. Diciassette finora i punti verificati e molti altri segnalati, raccolti alla pagina https://bluelifeexperience.com/fishing-for-the-planet/: reti, nasse e cime lunghe anche qualche centinio di metri, adagiate sui fondali che continuano a provocare danni “catturando in modo indiscriminato la fauna marina e mettendo in pericolo anche le specie marine protette”, sottolinea Alessandro Cau, ricercatore in Ecologia marina dell’Università d Cagliari. Per questo motivo, per Cau, “iniziative come questa di Fishing for the Planet aiutano i centri di ricerca e scientifici come le Università a migliorare e ampliare i dataset a disposizione: solo con i dati riusciamo a prendere poi le giuste decisioni sulle azioni da intraprendere”. “Quartu vanta ben 26 chilometri di costa – dichiara Salvatore Sanna, assessore all’Ambiente del Comune di Quartu Sant’Elena – un ambiente bellissimo che deve essere valorizzato non solo per quanto riguarda la parte a terra ma anche per ciò che concerne lo specchio acqueo. ‘Fishing for the Planet’ ci ha dato la possibilità di interessarci di quello che succede dentro il mare, in questo caso il problema delle reti abbandonate. L’Amministrazione comunale ha ottenuto dalla Regione la gestione del sito di interesse comunitario di Mari Pintau che ha anche una superficie a mare. Ci occuperemo quindi, tra le altre cose, anche della salvaguardia della Posidonia e oceanica, sulla quale giacciono la maggior parte delle reti che sono state rinvenute in occasione di questo progetto”.
A rimarcare la valenza ambientale, culturale, economica e sociale di Fishing for the planet anche l’assessora all’Ambiente del Comune di Cagliari, Luisa Giua Marassi: ”L’ecosistema marino, infatti, costituisce per la città una delle risorse più strategiche e più necessarie. Di conseguenza, la sua tutela e la sua valorizzazione rappresentano una missione prioritaria per l’Amministrazione comunale. Mare significa biodiversità, significa lotta all’inquinamento, significa responsabilità. Ma significa anche opportunità di crescita, sia economica che sociale. Soltanto attraverso una gestione sostenibile del nostro mare possiamo pensare di trarre beneficio e opportunità anche economica per il nostro territorio e per le future generazioni”, conclude l’assessora.