La Sardegna rafforza le misure di tutela per il corallo rosso (Corallium rubrum), una delle risorse marine più preziose e delicate dell’Isola. La Giunta regionale, su proposta dell’assessore all’Agricoltura Gian Franco Satta, ha approvato le nuove Direttive per la regolamentazione della pesca del corallo per l’anno 2025, introducendo regole ancora più stringenti per preservare l’ecosistema marino e contrastare il rischio di sovrasfruttamento.
Il calendario per i prelievi resta fissato tra il 15 maggio e il 15 ottobre, ma cambia profondamente la modalità di accesso alla risorsa. In particolare, nei banchi più sfruttati, la pesca sarà consentita solo a profondità superiori agli 80 metri, ben oltre i 50 metri minimi previsti dalla normativa nazionale ed europea. Una scelta dettata dal principio di precauzione e confermata dagli studi scientifici condotti a livello regionale, che segnalano uno stato critico per le colonie più superficiali.
Le nuove regole limitano a soli 12 i permessi disponibili per il 2025, con una tassa annuale di 516,50 euro per il rilascio dell’autorizzazione. Potranno pescare solo operatori professionisti dotati di regolare autorizzazione regionale e obbligati all’uso della tradizionale piccozza, mentre resta vietato l’impiego di veicoli sottomarini telecomandati.
Non solo: la delibera introduce un sistema di monitoraggio continuo, con fermi precauzionali automatici nel caso in cui le catture comprendano una percentuale eccessiva (oltre il 25%) di esemplari troppo giovani, ovvero con un diametro inferiore a 7 millimetri. I pescatori autorizzati dovranno inoltre effettuare sbarco e trasbordo solo in porti designati, tra cui Alghero, Bosa, Oristano, Santa Teresa di Gallura, Villasimius e altri punti strategici lungo la costa sarda.
«La Sardegna è in prima linea nella gestione sostenibile del corallo rosso», sottolinea l’assessore Satta. «Dal 1979 adottiamo misure più restrittive rispetto al quadro nazionale, con l’obiettivo di preservare la risorsa per le future generazioni. Solo controllando con rigore lo sforzo di pesca possiamo assicurare una continuità economica a chi vive del mare senza distruggere un patrimonio naturale unico».