Quirra, il padre di una bimba nata malformata: “Volevano farmi tacere”

Quattro ore di controinterrogatorio della difesa e delle parti civili, nell’aula del Tribunale di Lanusei, per il geologo Priamo Farci, consulente della pubblica accusa nel processo per i cosiddetti veleni nel poligono militare di Quirra a Perdasdefogu, in Ogliastra. Il pool della difesa degli otto comandanti del poligono dal 2004 al 2010 – accusati di omissione aggravata di cautele contro infortuni e disastri perché non avrebbero interdetto al pubblico le zone militari – ha tentato di screditare il consulente, che aveva già riferito di aver trovato con i suoi studi la presenza di materiale inquinante nelle falde acquifere della zona dove insiste la base.

Il professionista ha confermato che “le polveri delle esplosioni si depositavano sul suolo e nelle acque e contenevano metalli e torio. Sostanze che si sommavano ad altre rilasciate dagli armamenti fatti brillare”. Hanno poi deposto diversi abitanti di Escalaplano che hanno raccontato al giudice monocratico Nicole Serra delle “nubi tossiche che si dirigevano verso il paese e il mare di Quirra e Villaputzu”.

Ma è stata la testimonianza di Stefano Artizzu, padre di una bambina nata malformata nei primi anni ’90, insieme ad altri otto neonati, che ha attirato l’attenzione dell’aula: “Quando abbiamo iniziato a prendere coscienza del problema nei primi anni 2000 – ha spiegato l’uomo – ho cercato di mettere su un comitato per denunciare la cosa, ma siamo stati ostacolati dal sindaco dell’epoca e da gran parte della popolazione per paura che si spargesse la voce sulla malformazione dei nostri bambini: nessuno avrebbe comprato più i prodotti del paese”. Nella prossima udienza, il 28 marzo, tornerà in aula per una nuova testimonianza la professoressa Antonietta Gatti, esperta di nanopatologia e consulente di diverse commissioni parlamentari sull’uranio impoverito.

 

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