Petizione del Grig per la tutela del cervo sardo: “No ai piani di abbattimento”

“Nessuno dia il via libera ai piani di abbattimento del cervo sardo“. Dura presa di posizione da parte del Grig (Gruppo di intervento giuridico) contro l’eventualità che la Regione decida di eliminare capi di cervo sardo con l’obiettivo di evitare danni all’agricoltura. Secondo gli ambientalisti nonostante in alcune zone (Laconi, Arbus) vengono lamentati danni all’agricoltura, “non c’è alcun riscontro accertato“.

Sempre secondo i rappresentanti del Grig, “nell’ottobre 2016 si parlava di 12mila cervi sardi solo nell’Iglesiente e di 100 milioni di euro di danni ogni anno causati all’agricoltura dalla fauna selvatica in Sardegna, quando i dati ufficiali della Regione (censimento 2015) indicavano in 4.270 i cervi sardi presenti in tutto il territorio regionale”.

Il cervo sardo è una specie che ha rischiato l’estinzione e “solo una decisa opera di protezione e ripopolamento condotta dall’allora Ente foreste della Sardegna, dal Corpo forestale e di vigilanza ambientale e dal W.w.f. (con l’oasi naturale di Monte Arcosu) è riuscita a far diminuire il rischio per la sopravvivenza del cervo del Mediterraneo, consentendo la reintroduzione in varie altre foreste demaniali e in Corsica“.

Nel mirino finisce l’assessore regionale all’Ambiente, Gianni Lampis, che “nei giorni scorsi ha affermato pubblicamente di voler eliminare un bel po’ di cervi mediante piano di abbattimento”. Da qui la decisione di avviare una petizione popolare destinata al ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, per adottare “ogni provvedimento finalizzato al mantenimento del divieto di caccia assoluto al cervo sardo e l’inibizione di piani di abbattimento sotto qualsiasi forma giuridica”.

Petizione anche per l’assessore Lampis affinché rinunci a “qualsiasi forma giuridica di piani di abbattimento del Cervo sardo”. Non solo, si chiedono “i necessari censimenti faunistici e le verifiche degli eventuali danni localizzati all’agricoltura, nonché la promozione degli opportuni trasferimenti degli esemplari verificati in esubero nelle singole aree con la reintroduzione nei siti già individuati dagli atti di programmazione regionali”.

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