Overtourism a La Maddalena, allarme ambientalisti su un nuovo campo boe in mare: “Ci sono già troppe barche anche in aree protette”

Parlano di una overdose di turismo nautico, che porta inquinamento marino e crescente antropizzazione in un’area che dovrebbe essere protetta. Gli ecologisti del Gruppo d’intervento giuridico lanciano l’allarme sull’arcipelago de La Maddalena e in particolare sul progetto di un nuovo grande campo boe nel mare di Cala Granu, sul litorale di Arzachena. Il Grig ha chiesto di fare un passo indietro sulle autorizzazioni. Già due anni fa si era opposto al rilascio della concessione demaniale marittima per gli impatti ambientali in una cala di dimensioni contenute (Cana Granu è lunga solo un’ottantina di metri).

Il progetto della Anchor Bay Benefit punta a realizzare un campo boe di circa 236mila metri quadri per l’ormeggio di tre unità da diporto (due di lunghezza di 130 metri e una di 160) davanti alla cala, a poco più di 200 dall’arenile e 100 dalla scogliera. Il Suape di Arzachena – ricordano gli ecologisti – ha indetto una conferenza di servizi per lunedì 30 settembre e poi il 10 ottobre per il rilascio dell’autorizzazione definitiva. Il Servizio demanio di Sassari e Olbia Tempo ha dato il nulla osta all’inizio dell’anno “alla presentazione della dichiarazione autocertificativa allo Sportello Suape del Comune di Arzachena, per l’acquisizione dei titoli necessari per la realizzazione dell’intervento e/o esercizio dell’attività”.

Invece il Servizio valutazione impatti e incidenze ambientali della Regione ha espresso parere positivo per il periodo tra il 15 giugno e il 15 settembre, argomentando in questo modo: “L’ormeggio sarà assicurato mediante la posa in opera di corpi morti, effettuata in corrispondenza di zone sabbiose prive di piante subacquee, mantenendo inalterato l’equilibrio creatosi nel tempo – si legge nella motivazione -. Per garantire il minor impatto possibile, nella realizzazione degli ormeggi, si prevede che le catenarie e le cime d’ormeggio non striscino sul fondale, realizzando un sistema in tensione tramite un apposito galleggiante (jumper). I corpi morti che verranno utilizzati saranno del peso di circa 140 tonnellate. Le boe saranno rimosse durante la stagione invernale per evitarne l’usura, verificarne le condizioni, effettuare la necessaria manutenzione ed essere installate nuovamente ad inizio della successiva stagione turistica”.

Ma l’area di mare individuata rientra nella fascia di protezione esterna del Parco nazionale de La Maddalena e la posa in mare dei cosiddetti corpi morti per ancorare le boe “è soggetta a specifica autorizzazione solo ove ne sia dimostrata la compatibilità e l’innocuità ambientale”, sottolinea il Grig. “Le acque del parco nazionale dell’Arcipelago della Maddalena e la relativa area marina protetta durante la stagione estiva – attaccano gli ecologisti – sono già oggetto di una vera e propria invasione di imbarcazioni di ogni tipo e in ogni tratto di mare, anche quelli di massima protezione, vista la scarsa efficacia di controlli e sanzioni e qualsiasi previsione di nuovi approdi non può che peggiorare l’overdose di turismo nautico”.

Il tema del campo boe arriva in un periodo in cui le stesse associazioni degli operatori nautici si interrogano sul modello turistico a La Maddalena, che non è più sostenibile. Il presidente dell’associazione del Nord-est dell’Isola, Claudio Denzi, ha lanciato una proposta per provare a tutelare un ecosistema fragile e a rischio. Bisogna – dice – “rendere le spiagge raggiungibili solo a nuoto dalle barche senza altro se non il costume, restando sul bagnasciuga per poi ritornare a bordo. In questo modo non si sottrae neanche un granello di sabbia, non si calpesta la vegetazione e non si interferisce con la fauna selvatica”, ha detto. La proposta è quella di cambiare paradigma: “Laddove esiste un Parco si dovrebbe fare economia sulla conservazione dell’ambiente e non sul suo sfruttamento“. Il problema è, tra gli altri, quello dell’erosione delle spiagge a causa della forte antropizzazione nonostante si tratti di ambienti tutelati. “Con mezzi inquinanti che arrivano a trasportare migliaia di persone, la sparizione di queste spiagge per causa umana è solo una questione di tempo, come lo ha anche indicato il Consiglio nazionale delle ricerche in una relazione del 2017. Anche perché – spiega – ogni persona sbarcata asporta, anche inconsapevolmente, una media di 93 grammi di sabbia. Le cattive abitudini di chi arriva sono incredibili: ombrelloni, borse, scarpe, cibo, sigarette e quant’altro, un esercito di piedi che fresano tutto e gente che non ha regole anche perché non vi è alcun controllo”.


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