di Andrea Tramonte
La conferma è arrivata pochi giorni fa nel corso della conferenza stampa di Massimo Zedda sui lavori in via Roma e relative tempistiche: i lecci ci saranno. Il progetto del waterfront – ereditato dalla Giunta Truzzu – non avrà il bosco orizzontale ipotizzato inizialmente ma la passeggiata “verde” è confermata. E se l’idea di un’area di natura lussureggiante di fronte al mare, della presenza di tanti alberi laddove transitano quotidianamente migliaia di auto non può che piacere a chiunque abbia a cuore l’ambiente, rimane un problema di fondo: i lecci lì non vanno bene per varie ragioni e per quelle stesse ragioni rischiano di morire. Lo dice chiaramente il professor Gianluigi Bacchetta, professore di Botanica all’Università di Cagliari e direttore del Centro conservazione biodiversità e della Banca del Germoplasma: uno degli studiosi più autorevoli del settore in Sardegna e autore di numerosi lavori sui boschi dell’Isola. L’accademico racconta di aver provato a intervenire in fase di elaborazione del progetto, ma senza risultati. “Oltre due anni fa ho preso contatto con lo studio dell’architetto Stefano Boeri in qualità di direttore dell’Orto botanico (nel 2023 ha finito il suo mandato dopo sei anni, Ndr) per chiedere di poter modificare in sede progettuale le piante inserite”, racconta oggi a Sardinia Post. L’accademico contestava le scelte fatte relativamente alle piante che avrebbero dovuto “abitare” il bosco orizzontale di via Roma: “Non erano aderenti alle condizioni climatiche ed ecologiche di Cagliari. Questo prima ancora dell’approvazione del progetto e delle polemiche sui lecci”, specifica Bacchetta. “Fui richiamato a distanza di settimane e mi dissero che il progetto ormai era esecutivo e non c’era più possibilità di cambiare. A quel punto mi sono zittito”.
Contattato per un commento, l’ex sindaco Paolo Truzzu non rilascia dichiarazioni sull’argomento; la Giunta guidata da Massimo Zedda è consapevole del problema ma quando si è insediata gli alberi erano già stati messi a dimora. Il professore ricorda le esperienze passate di utilizzo del leccio a Cagliari: tutte avevano dato risultati molto negativi. “I lecci sono sofferenti, o morenti o già deceduti nella zona di viale Bonaria, in via Dante, nel lungomare che porta a Sant’Elia, in viale Poetto e in diversi altri contesti intorno a Cagliari. A Quartu sono andati incontro a una fine infausta e ora si stanno sostituendo con specie più adatte, molto più resistenti e senza problemi di attacchi di patogeni”. Il leccio cresce nei boschi sardi in condizioni completamente diverse rispetto a quelle che trova a Cagliari: “Ha bisogno di un livello di precipitazioni annue dai 600 millimetri in su – dice Bacchetta – mentre a Cagliari sono intorno ai 400. Aggiungiamo che da decenni ci troviamo di fronte ai cambiamenti climatici, al riscaldamento globale e alla diminuzione delle precipitazioni. Questo facilita gli attacchi parassitari al leccio e gli alberi si stanno ammalando in tutta la città”. Poi c’è la posizione di via Roma, di fronte al mare: “Le radici affonderanno in substrati a contatto con acqua salmastra e salata e questo è ancora peggio”, dice.
Secondo Bacchetta il progetto avrebbe dovuto puntare sulla flora autoctona o comunque nel progetto si sarebbero dovute fare scelte più congrue rispetto al contesto. “L’olivo in viale Bonaria è estremamente florido, si poteva prendere in considerazione il carrubo. Le jacarande invece soffrono l’aerosol marino”. E poi c’è un discorso storico. “Via Roma un tempo era caratterizzata da un viale alberato con il ficus microcarpa. Dopo la Seconda guerra mondiale sono state introdotte la palma delle Canarie, l’albero di Giuda e la palma nana, che col passare del tempo hanno acquisito un valore estetico e storico. Stupisce che nel progetto attuale non ci sia memoria storica dell’impianto originario e nemmeno di quello più recente. Si è preferito fare piazza pulita e mettere piante nuove. Intanto gli alberi di giuda sono stati trasportati non si sa dove e le palme rimaste sono state attaccate dal punteruolo rosso: molte sono già decedute, altre sono sofferenti e hanno i giorni contati. Ora ci sono i lecci e chissà che futuro avranno”.