Il Parco Geominerario guarda al futuro: si punta a cambiare modello di gestione

Dopo l’esclusione dalla rete Unesco, il Parco Geominerario della Sardegna cerca un modo per risollevarsi e riprendere vigore. La riunione che si è tenuta oggi a Monteponi, alla quale hanno partecipato gli stati generali del parco, sindaci e la sottosegretaria allo Sviluppo economico, Alessandra Todde, è servita per cominciare a fissare alcuni passaggi per il futuro. L’area del Parco è vasta, va dall’iglesiente al nuorese, ma i dipendenti sono appena sette, di cui tre a tempo ridotto. Giampiero Pinna, ex presidente e tra i fondatori del parco, ha le idee chiare: “L’esclusione è stata l’ultima goccia, il parco non andava bene e per ripartire bisogna farlo funzionare”.

Pinna ha sottolineato la necessità di una revisione radicale a livello normativo e di gestione: “Deve esserci solo un ministero (ora sono quattro) sarebbe meglio il Mise e non quello all’Ambiente che ha creato più vincoli che opportunità. E poi il parco deve avere la capacità di autogestione con Comuni e Regione in maggioranza. Più potere anche alla Comunità del parco: potere deliberante, però, non solo consultivo”. La decisione assunta dall’Unesco, nonostante sia stata una batosta “va vista come uno stimolo”, ha detto Ugo Cocco, ex lavoratore nelle miniere e componente del comitato, “dobbiamo chiederci cosa non ha funzionato e ripartire dalle soluzioni che rispecchino gli indirizzi dell’Unesco”. È stato fatto un ragionamento anche sulle aree, attualmente otto, che fanno parte del parco, perché l’idea potrebbe essere “giocare la sfida ripartendo dalla Sardegna come unico parco geominerario“. Nella rinascita sarà importante anche il contributo dei sindaci e della Regione che, anche attraverso Igea, potrebbe giocare un ruolo importante nello sviluppo del Geoparco.

La sottosegretaria Todde ha sottolineato quanto sia “indispensabile  costruire una struttura all’altezza che gestisca il Parco Geominerario, in modo che sia chiaro chi ha la responsabilità di gestirlo”. Un’altra proposta mossa dalla vice ministra riguarda la necessità di “mettere in atto un’azione unitaria per rigenerare il progetto strategico per la rinascita culturale, economica e sociale delle aree minerarie dismesse come sta avvenendo con successo negli altri bacini ex minerari in Europa. Da sarda legata alla sua terra il mio impegno sarà massimo”.

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