Dopo trent’anni di esercitazioni nel poligono di Capo Teulada, il Comando militare esercito Sardegna ha presentato una richiesta di Valutazione di incidenza ambientale. “Un’operazione di greenwashing finalizzata al proseguimento delle esercitazioni con le stesse modalità distruttive di prima, con qualche flebile misura di mitigazione”, attacca Italia Nostra Sardegna che nei giorni scorsi è intervenuta nel procedimento insieme a diverse organizzazioni: Usb Sardegna, Cagliari social forum, Cobas Cagliari, Assotziu consumadoris Sardigna e la Confederazione sindacale sarda. Queste associazioni hanno inviato osservazioni al Servizio valutazione impatti e incidenze ambientali della Regione, chiedendo un pronunciamento negativo sulla richiesta del Comando militare. Secondo le associazioni, lo studio presentato dal Comando non è un vero strumento di tutela, ma piuttosto una sanatoria per continuare le esercitazioni senza considerare adeguatamente gli impatti ambientali.
Le esercitazioni nel poligono, che si trova in aree protette della rete Natura 2000, si sono finora svolte ignorando la normativa ambientale a tutela di specie a rischio di estinzione. Due Zone speciali di conservazione (Zsc), “Isola Rossa e Capo Teulada” e “Promontorio, dune e zona umida di Porto Pino“, sono presenti nel sito da decenni. Tuttavia, le esercitazioni si sono svolte in contrasto con i piani di gestione delle Zsc, che impongono la valutazione di impatto ambientale per qualsiasi attività potenzialmente dannosa, comprese le esercitazioni militari.
“La Valutazione appare a tutti gli effetti una sanatoria – attaccano le associazioni – piuttosto che una reale procedura volta a valutare la coerenza delle attività proposte con gli obiettivi di conservazione dei siti Natura 2000“. Tra le criticità evidenziate nelle osservazioni: “Le misure di mitigazione risultano sostanzialmente blande e prive di obiettivi finalizzati al miglioramento della situazione ambientale attualmente esistente. È ovvio d’altronde che le esercitazioni militari all’interno e/o in prossimità di un sito Natura 2000 siano incompatibili con la biodiversità tutelata e pertanto assolutamente da evitare. Il negativo impatto ambientale e sanitario prodotto dalle esercitazioni, in particolare quelle a fuoco; non vengono indicate le modalità delle attività che si svolgono all’interno del Poligono; non si considera il danno arrecato agli habitat marini; mancano le indicazioni sugli ordigni utilizzati e l’impatto chimico-fisico sul suolo e sulle acque; assenza di un’analisi delle possibili alternative all’uso per esercitazioni militare a fuoco delle aree protette; non si è tenuto conto degli impatti cumulativi rispetto ad altre attività in corso e degli impatti paesaggistici”.
Le organizzazioni ritengono che, sebbene la richiesta del ministero della Difesa rappresenti un passo verso la legalità, permangono seri dubbi sull’efficacia delle misure proposte. Non ci sono garanzie che le attività militari non compromettano il patrimonio naturale del sito e non sono previste proposte concrete per avviare bonifiche. Per queste ragioni, le associazioni chiedono la sospensione delle esercitazioni militari nelle Zone speciali di conservazione e l’attivazione di misure di compensazione ambientale. Ritengono che la Sardegna, che ospita il 65% del demanio militare italiano, meriti una tutela esemplare e che non sia più possibile tollerare deroghe o sanatorie. “La sospensione delle esercitazioni, insieme a bonifiche, compensazioni e riforestazione, è l’unica via percorribile per evitare un danno ambientale e sanitario irreversibile, come dimostrato dalla lunga vicenda del poligono di Capo Teulada”.