Eolico a Capo Caccia, il parco di Porto Conte: “Impatterebbe su habitat e specie protette”

Il Parco di Porto Conte si oppone al rilascio della concessione demaniale marittima per la realizzazione di un impianto eolico off shore al largo di Capo Caccia. L’Ente ha diffuso un documento tecnico – a firma del presidente Raimondo Tilloca – con una serie di osservazioni per spiegare perché il progetto “Sardinia North-West” non deve procedere. Si tratta di una concessione trentennale chiesta dalla società Avenhexicon s.r.l. per la realizzazione di un impianto eolico. Il Parco in primis sottolinea “le notevoli implicazioni di influenza diretta ed indiretta che l’impianto potrebbe esercitate su aree di protezione ambientale di rilevanza europea. La proposta di intervento deve essere necessariamente sottoposta in via preliminare ad una valutazione di incidenza ambientale, i cui esiti per il Parco appaiono scontati”.

In base alle direttive europee, dato che l’area richiesta ha caratteristiche rilevanti ai fini della conservazione dell’ambiente naturale in relazione alla presenza al suo interno di aree protette di livello europeo, ciò origina una condizione per cui qualunque intervento non direttamente connesso alla conservazione del sito debba essere preventivamente sottoposto ad idonea valutazione di incidenza ambientale. “L’investimento, nonostante la distanza dalla costa, avrebbe comunque una influenza rilevante su habitat e specie protette. E in ogni caso il cavo sottomarino di collegamento dell’impianto a terra e quello terrestre di collegamento da Alghero a Fiume Santo andrebbero ad interferire direttamente su habitat e specie dell’area Parco e della più ampia area protetta”.

Ma l’aspetto più rilevante delle argomentazione di opposizione dell’Ente Parco è un’altra: “Lo specchio acqueo al largo di Capo Caccia che conterrebbe al proprio interno le 27 pale eoliche su strutture di fondazione galleggianti, rappresenta un’importante area di foraggiamento durante il periodo riproduttivo per almeno due specie che nidificano: l’uccello delle tempeste e la berta maggiore. Non si tratta di una mera ipotesi, ma di tracciati precisi ed oggettivi, monitorati dal Parco in collaborazione con Ispra, ed ottenuti grazie ai Gps posizionati su diversi esemplari delle due specie”.

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