Da Ortacesus a Siapiccia. Dal Sud Sardegna all’Oristanese, passando per il Medio Campidano e le regioni geografiche di Sarcidano, Marmilla e Trexenta. È questa la parte di Isola consideratata “idonea” per ospitare il Deposito nazionale delle scorie nucleari. Il verdetto lo ha firmato Sogin, la spa con sede a Roma che nel 2010 – in pieno Governo Berlusconi – si è vista affidare, in base al decreto legislativo numero 31 del 15 febbraio, il ruolo di “soggetto responsabile” per localizzare, realizzare e gestire la discarica dei rifiuti radioattivi in Italia.
La Sardegna è finita tra le “zone idonee” attraverso ventidue Comuni. Nel dettaglio: Siapiccia, Albagiara, Assolo, Mogorella, Usellus e Villa Sant’Antonio nell’Oristanese. Poi ecco il Sud Sardegna con Nuragus, Nurri, Genuri, Tuili, Turri, Gergei, Mandas, Siurgus Donigala, Segariu, Guasila e Ortacesus. Ancora: Setzu, Pauli Arbarei, Ussaramanna, Las Plassas e Villamar nel Medio Campidano.
In questi ventidue centri sono stati localizzati quattordici potenziali depositi. A Siapiccia 150 ettari; tra Albagiara, Assolo, Mogorella e Usellus l’area individuata è di 339 ettari; 164 tra Assolo e Villa Sant’Antonio; di nuovo 164 tra Albagiara e Usellus; 151 quelli inseriti nella lista tra Genuri, Setzu e Turri. Ancora: 250 tra Las Plassas, Pauli Arbarei e Villamar. A Guasila l’ipotesi è di umno spazio di 241 ettari; 670 tra Pauli Arbarei, Setzu, Tuili, Turri e Ussaramanna; 213 tra Segariu e Villamar; 339 a Ortacesus; 164 a Nuragus; 150 a Gergei; 156 a Nurri; 339 tra Mandas e Siurgus Donigala. Clicca qui per consultare la tavola 5 dedicata alla Sardegna.
Tutte le 14 aree dell’Isola hanno ottenuto la classificazione B, “zona insulare”, colore celeste. Corrisponde al terzo livello. Nella mappa elaborata dalla spa Sogin e diventata la Carta nazionale delle aree più idonee (Cnaip), in totale sono 67 i siti italiani che in teoria possono ospitare il Deposito delle scorie. Davanti a tutti, ecco la categoria A1, colore verde scuro, valutata come “molto buona“; segue la A2, colore verde pastello che corrisponde al livello “buono“. Quindi il gruppo B in cui è inserita la Sardegna. La mappa si chiude con le zone gialle, lettera C, che includono le regioni sismiche. Ovvero in assoluto le meno adatte per realizzare un deposito di rifiuti nucleari.
Le A1 e le A2 d’Italia sono 23, spalmate tra Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia e Basilicata. Le A1, in particolare, sono dodici. Si tratta appunto di candidature considerate “solide”. Sono così ripartite: due in provincia di Torino (a Carmagnola e fra Calusio Mazze e Rondissone); cinque in provincia di Alessandria e altrettante nel Viterbese (Lazio). Le altre undici A2 sono una nel Senese, nella bellissima Val d’Orcia, fra Pienza e Trequanda, e un’altra sempre in Toscana, in provincia di Grosseto, precisamente nella località di Campagnatico. La Basilicata figura con la zona a cavallo tra le Murge (tra Taranto e il Leccese) e Matera. In quota Puglia, diverse aree tra Gravina e Altamura nel Barese e nel territorio di Laterza, sempre in provincia di Taranto.
I quattordici siti della Sardegna fanno parte di quei 44 classificati appunto come B o C e considerati “meno interessanti”. Si trovano sempre tra Sicilia e Lazio. Nella Carta nazionale non figurano invece Valle D’Aosta, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Marche, Umbria, Abbruzzo, Molise, Campania e Calabria.
Adesso comincia la Fase 2 del lavoro che sta portando avanti la Sogin: ciascuna regi0ne è chiamata a esprimersi sugli esiti della mappatura. Dopodiché bisognerà prendere una decisione. Sul nucleare i sardi si sono già espressi col referendum consultivo del 2011: con una maggioranza più che bulgara, pari al 95 per cento, venne bocciata l’ipotesi di ospitare in Sardegna un deposito di scorie nucleari, trasformando l’Isola nella discarica nazionale.
Alessandra Carta
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