Aree idonee, Legambiente alla Giunta: “Nel ddl troppi limiti che ostacolano una giusta transizione energetica”

Dubbi degli ambientalisti sul disegno di legge relativo alle aree idonee e non idonee dove installare gli impianti per le rinnovabili. Perché rischia di rappresentare un freno alla transizione energetica, necessaria per uscire dalle fonti fossili e affrontare le conseguenze del riscaldamento globale. Così Legambiente chiede alla Regione Sardegna “di identificare le aree idonee con lo sguardo rivolto al futuro e non al passato – spiega – e assecondare le aspettative dei giovani preoccupati dai cambiamenti climatici che vedono nelle energie rinnovabili una grande opportunità di occupazione e sviluppo sostenibile per la nostra Isola”.

Legambiente Sardegna, dopo l’audizione del 25 settembre scorso nelle Commissioni IV e V del Consiglio regionale, ha consegnato un documento che riassume il contributo che l’associazione intende dare alla discussione sul ddl. “Legambiente chiede alla Regione di assumere in pieno la regia del processo di transizione e affrontare il tema con spirito propositivo e lo sguardo volto al futuro, dando una risposta ai giovani preoccupati dai cambiamenti climatici e che vedono nelle energie rinnovabili una grande opportunità di occupazione e sviluppo sostenibile per la nostra isola – afferma Marta Battaglia, presidente di Legambiente Sardegna -. Allo stato attuale, il ddl impone una serie di limiti che ostacolano la transizione e non raccoglie la sfida culturale incardinata sulla costruzione una nuova relazione tra impianti e paesaggio”.

“Legambiente non condivide l’atteggiamento negativo del ddl, che associa la definizione delle aree idonee alla ricerca di aree marginali sulle quali far gravare indiscriminatamente il fardello della transizione, – aggiunge Giorgio Querzoli, responsabile scientifico di Legambiente Sardegna. Questo approccio non può funzionare e rischia di essere controproducente, condannando siti già degradati all’irreversibilità della loro condizione. Gli impianti eolici e fotovoltaici sono infrastrutture che caratterizzano il nostro territorio così come tante altre già presenti intorno a noi, e andrebbero perciò trattate con la stessa serenità e attenzione che si usa per tutte le altre”.

Secondo i dati riferiti da Legambiente, per raggiungere gli obiettivi sono necessari 6,7 Gw di impianti eolici e fotovoltaici al 2030. “Le stime comunicate dalla Giunta circa la disponibilità di una percentuale di territorio pari a circa l’1 per cento – si legge nel documento – fanno temere che, al netto delle aree non idonee, restino disponibili porzioni di territorio non vocate alla produzione di energia, quantitativamente e qualitativamente insufficienti anche a raggiungere gli obiettivi minimi di produzione del burden sharing (6,2 Gw al 2030) che il ddl recepisce e conferma”. “Inoltre – prosegue lo studio – è da tenere presente che le tipologie di impianti che sono consentiti dal ddl in modo quasi esclusivo – piccola taglia, sulle coperture degli edifici, nelle zone industriali –comportano costi dell’energia da due a tre volte maggiori rispetto agli impianti a terra di taglia industriale, che invece sono fortemente limitati dal decreto. Considerando che a gennaio 2025 entreranno gradualmente in vigore i prezzi zonali dell’energia, questo comporterà costi elevati dell’energia in Sardegna, mentre disporre di energia a basso costo sarebbe fondamentale per rendere competitive le aziende sarde, soprattutto quelle energivore”.

Poi Legambiente contesta l’atteggiamento rivelato nel ddl che associa la definizione delle aree idonee alla ricerca di presunti luoghi marginali “sui quali far gravare indiscriminatamente il fardello della transizione, utilizzando il criterio dell’invisibilità nel trattare il rapporto tra le nuove infrastrutture e il paesaggio fisico e antropico. Questo approccio – scrivono gli ambientalisti -, basato sull’idea irrealistica di paesaggio come entità immutabile da conservare identica a sé stessa, non può funzionare e rischia di essere controproducente, condannando siti già degradati all’irreversibilità della loro condizione. Per Legambiente la transizione energetica deve invece corrispondere ad una trasformazione positiva del paesaggio in una visione integrata che consideri assieme all’energia gli aspetti ambientali e quelli socioeconomici. Abbiamo chiamato questo approccio quello dei paesaggi dell’energia. A questo spirito si deve adeguare il processo di pianificazione energetica del territorio sardo, promuovendo ed esaltando le opportunità che possono derivare sia dall’intervento di riqualificazione in zone degradate, che da una nuova relazione, positiva, con i paesaggi naturali ed integri. Gli impianti eolici e fotovoltaici – si legge ancora – sono infrastrutture che caratterizzano il territorio antropizzato così come tante altre già estesamente presenti intorno a noi (strade, ferrovie, linee elettriche e relativi tralicci, viadotti, ponti, e quant’altro già ampiamente sparso sul territorio per le più disparate necessità) e Legambiente chiede che l’inserimento delle Fer sia trattato con la stessa serenità e attenzione che si usa per tutte le altre infrastrutture delle quali ci circondiamo, all’interno di una cornice di regole adeguata”.

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