Palazzi sul mare a Calabona, il Tar ‘scongela’ la concessione edilizia

Il Tar Sardegna ‘restituisce’ la concessione edilizia alla M.P. Finance srl, la società che ad Alghero, in località Calabona, a quaranta metri dalla battigia, sta demolendo un vecchio immobile per costruire due complessi di appartamenti sul mare alti 21 metri. La giustizia amministrativa ha disposto la revoca della sospensione della licenza decisa dal Comune di Alghero dopo le polemiche e le segnalazioni delle associazioni ambientaliste, che avevano fatto notare come la concessione edilizia non potesse essere concessa poiché in assenza di autorizzazione paesaggistica, così come confermato dall’ufficio Tutela del paesaggio di Sassari. Da qui la decisione del Comune di sospendere il via libera ai lavori. La società però aveva presentato ricorso al Tar e pochi giorni fa il tribunale amministrativo ha sospeso, come detto, “l’efficacia del provvedimento del Comune di Alghero – si legge in una nota del Gruppo di intervento giuridico – che aveva provvisoriamente fermato il cantiere edilizio sul mare”.

La decisione del Tar è arrivata perché “l’interesse pubblico, sotteso alla richiesta di cui alla nota 27.11.2017 del Servizio Tutela del paesaggio della Regione Sardegna, è del tutto vago non essendo indicati nell’atto dell’Ufficio tutela quali siano gli specifici interessi paesaggistici che verrebbero lesi dall’attività edilizia assentita”. In realtà “l’interesse pubblico è dato dalla legge – ricorda Stefano Deliperi in rappresentanza del GrIG – tant’è che l’assenza di autorizzazione paesaggistica in presenza di lavori in area tutelata con vincolo ambientale costituisce un reato”. Per l’associazione ambientalista, il progetto di Calabona è “uno scempio ambientale, per ben concreti interessi economici e appetiti speculativi”.

“Quindi, a giudizio del T.A.R., è stata “ritenuta la sussistenza dell’estrema gravità del danno che deriva alla parte ricorrente dal mantenimento dell’efficacia del provvedimento impugnato… fino alla decisione del Collegio” e non è stato necessario – scrive il GrIG – attendere nemmeno la prevista camera di consiglio del successivo 31 gennaio (poi rinviata ad altra data). Le ruspe possono continuare i “lavori di demolizione del fabbricato e realizzazione delle opere propedeutiche all’inizio dei lavori di costruzione del primo piano fuori terra”, così da mettere tutti davanti al fatto compiuto. Ma per Calabona il futuro di cemento non sembra finire qui. Infatti, anche la Calabona s.r.l., titolare dell’omonimo albergo, ha chiesto lo scorso 9 agosto 2017 il titolo abilitativo per la realizzazione di un “fabbricato residenziale”, sempre a Calabona, in zona urbanistica “B 3”. Si è svolta la relativa conferenza di servizi tra il 21 e il 31 ottobre 2017, ma non se ne conosce l’esito. Lì, in zona urbanistica “B 3”, a pochi passi dal mare, possono esser realizzati palazzoni alti fino a 21 metri. Lo afferma il vecchio P.R.G. algherese, finora mai adeguato al piano paesaggistico regionale (P.P.R.) a più di undici anni dalla sua entrata in vigore (2006)”.

E qui “si apre un’altra finestra – ricorda Deliperi – il fatto che molti Comuni non si siano ancora dotati di P.U.C. adeguato al P.P.R. per mille ragioni, inclusa spesso quella di non “disturbare” forti interessi immobiliari, non può essere un esimente per prorogare di fatto e illegittimamente la possibilità di distribuire qui e là cemento sulle coste, tanto più che, giustamente, l’art. 18, comma 1°, lettera b, della legge regionale n. 8/2015 prevede che la Regione si sostituisca ai Comuni inadempienti nell’adozione dei P.U.C., previa diffida a provvedere inevasa. Quanti Comuni inadempienti sono stati diffidati dalla Regione? E quanti sono stati sostituiti nell’adozione del P.U.C.? È ora di finirla con lo sdoganare questo o quel cantiere edilizio, spesso pura speculazione edilizia in danno del territorio, con procedimenti che di legalità hanno una mera parvenza. Sarà ora di voltare pagina, una volta per tutte?”.

 

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