A volte ritornano: dopo Quirra, i missili aerospaziali vanno a Porto Torres

Decine di posti di lavoro, investimenti per 40 milioni di euro, un sogno aerospaziale che si realizza. Leggendo i titoli di alcuni giornali, verrebbe da esultare per l’ipotesi che prevede la realizzazione di due piattaforme a Porto Torres per testare motori del razzo Vega, gioiello tecnologico della multinazionale Avio che servirà per trasferire in orbita bassa (a circa 700 km dalla terra) satelliti per uso istituzionale e scientifico. A divulgare la notizia, nell’ultima settimana di agosto, è stato il professor Giacomo Cao, docente dell’Università di Cagliari e presidente del Distretto Aerospaziale della Sardegna. In un’intervista a un’emittente regionale, il docente sottolineava con entusiasmo i ritorni economici dell’iniziativa e la possibilità di occupazione per una cinquantina di persone (trenta posti di lavoro diretto e venti di indotto). Sulle ricadute ambientali, però, nessuna parola. Oggi invece si scoprono dettagli certamente meno piacevoli per gli abitanti di Porto Torres: effettuare prove di questo genere significa esporsi a una enorme quantità di agenti inquinanti. Nel giro di poche decine di secondi, nel punto di accensione del razzo, vengono bruciate decine di tonnellate di combustibile, con il rilascio di una nube di vapori tossici che forma una colonna alta centinaia di metri, destinata poi a diffondersi nello spazio circostante.

L’allarme dei tecnici. Esiste in merito un’ampia documentazione sia scientifica che fotografica, perché in Sardegna sono già state ospitate attività di questo tipo. Per esattezza, all’interno del Poligono Interforze del Salto di Quirra, dove sono state interrotte, dopo il 2010, anche in seguito all’inchiesta avviata dalla magistratura. Massimo Coraddu, fisico ambientale presso il Politecnico di Torino, conosce bene questi esperimenti in quanto consulente di parte civile nel procedimento per disastro ambientale avviato grazie al pm Fiordalisi. “Quei razzi – afferma Coraddu – bruciano un combustibile allo stato solido e liberano gas tossici come acido cloridrico, ossidi di azoto, ma anche polveri sottili e nanoparticelle a causa delle temperature molto alte. Senza trascurare i rischi di incidente ed esplosione, pure elevati, basterebbe solo considerare questo enorme carico di sostanze inquinanti, tossiche e corrosive diffuse in atmosfera per escludere nella maniera più assoluta che una tale attività si possa svolgere a pochi chilometri dall’abitato di Porto Torres e in prossimità dell’impianto petrolchimico”. Proprio a causa dei rischi elevati, negli altri paesi europei, tali sperimentazioni vengono condotte esclusivamente in aree disabitate. Le prove del razzo Ariane si sono svolte infatti nel sito di Kourou, nella Guyana francese, così come anche le stesse prove dei razzi del lanciatore Vega, in seguito alla chiusura della piattaforma di Quirra nel 2010, sono tornate a svolgersi in quel sito.

 

Ecco il video del test del motore Zefiro 23 effettuato nel poligono di Quirra nel 2008

Il triangolo industriale del Nord Sardegna. L’area Syndial di Porto Torres è certamente più vicina della Guyana francese, ma è anche una delle zone più inquinate d’Italia. È  inserita in un Sin (Sito Interesse Nazionale) e negli ultimi 40 anni è stata devastata da iniziative industriali che hanno lasciato sul terreno una situazione ambientale e sanitaria pesantissima. Per non parlare delle bonifiche che Porto Torres attende da troppi anni come risarcimento per i veleni accumulati per 40 anni nel terreno, nel mare e nelle falde acquiferi nel corso della sua storia industriale. Anche per questo a Porto Torres la politica è già in fermento.

Raffaello Porro, responsabile delle relazioni esterne di Avio, conferma la notizia dell’interessamento verso la Sardegna ma spegne sul nascere le polemiche legate all’inquinamento. “Ci sono dei contatti con il Distretto Aerospaziale della Sardegna per indivuare un’area ideonea ad ospitare queste attività. Da un punto di vista ambientale, posso affermare con certezza che ci muoveremo nel pieno rispetto della legge. Avio è un’azienda di cui l’Italia può andare fiera. Siamo sotto gli occhi di tutti e non metteremo certo in gioco il nome della nostra società per il mancato rispetto di leggi o di regolamenti”. Porro spiega che lo spostamento delle sperimentazioni della Guyana francese alla Sardegna porterebbe un innegabile vantaggio: “Avremmo un notevole contenimento dei costi. Il razzo Vega è prodotto al 65 per cento in Italia, nello stabilimento di Colleferro, e vogliamo fare in modo che sia un prodotto veramente italiano. D’altra parte, sobbiamo considerare che, con la nascita del Distretto Aerospaziale della Sardegna, questa regione italiana ha deciso di investire nel settore. Mi sembra giusto sottolineare – conclude – non solo le ricadute ambientali, sulle quali vigileremo con attenzione, ma anche il grande valore di portare attività ad alto contenuto tecnologico in Sardegna”.

La politica. Il Partito democratico il 28 agosto ha presentato un’interrogazione al neo sindaco del Movimento 5 Stelle, Sean Christian Wheeler, che aveva fatto della difesa dell’ambiente uno dei punti di forza della propria campagna elettorale. Domani pomeriggio il primo cittadino risponderà ufficialmente all’interrogazione. I consiglieri di opposizione Luciano Mura, Massimiliano Ledda e Massimo Cossu vogliono sapere da Wheeler se il progetto sia stato presentato all’amministrazione comunale e se non sia opportuno informare i cittadini e il consiglio comunale del relativo piano industriale per le opportune valutazioni. Un po’ di trasparenza servirebbe a diradare le nubi.

Michele Spanu

Twitter @MicheleSpanu84

 

 

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