Probabilmente la poesia di Brecht (Domande di un operaio che legge, del 1935) che campeggia in esergo de La rivolta, riuscirà a orientare il lettore su ciò che starà per leggere.
Chi costruì Tebe dalle sette porte?
Nei libri ci sono i nomi dei re.
Sono stati i re a trascinarli i blocchi di pietra?
E Babilonia più volte distrutta
chi la ricostruì tutte le volte? In quali case
della Lima scintillante d’oro abitavano i costruttori?
A stimolare, cioè su che tipo di romanzo storico abbia per le mani. Che, secondo l’autore Vindice Lecis deve avere una semplice caratteristica: rendere un’atmosfera, raccontare una determinata realtà sociale, senza ometterne il colorito e il dettaglio. Così è appunto per La rivolta, l’ultimo romanzo da poche settimane nelle librerie per i tipi di Condaghes , che racconta le vicende dei sardi alle prese con l’avanzata dei catalani e degli aragonesi (1325-1326). Un’altra di quelle incursioni nella storia mediterranea, sarda ed europea che Lecis in questi ultimi vent’anni ci ha portato ad apprezzare. Dunque per tornare a Brecht: che c’entrano i lavoratori di Lima o i costruttori di Tebe con la Sardegna? Che quelle povere anime, ombre silenziose senza memoria, sarebbero restate ai margini della cosiddetta grande storia.
Perché, accanto a straordinarie figure come il regolo oristanese Ugone II, l’infante Alfonso, i signori Doria e Malaspina, emergono i volti sconosciuti dei braccianti di villaggi ora scomparsi. Piccoli agglomerati urbani sorti attorno a chiese, aziende o ospedali come accadde a Bosove – nell’attuale periferia di Sassari – o ad Astia sugli altopiani di Villamassargia.
Da quella spremitura di storie, grondano grandezze e miserie, prendono forma le varie parti del complesso romanzo corale che aiutano a far interagire – e comprendere – le ampie vicende storiche con la vita vera e verosimile, dei sardi del Trecento. Il romanzo prende le mosse dalle solide mani catalane e aragonesi che, dopo aver ridimensionato e battuto i pisani a Lutocisterma l’anno prima, non hanno intenzione di fermarsi per ripulire l’isola dall’elemento toscano . Confidano nella solida alleanza, ormai di tipo feudale, proprio con i sardi: l’abile arborense Ugone II, i signori Doria e Malaspina e il riottoso comune di Sassari. Ma aver
pensato di avere un solo re e trovarsene invece cento o mille, è la causa della ribellione. Appunto, della rivolta, che i sardi sviluppano e avviano.
E’ Sassari a muoversi per prima con una insurrezione cittadina che caccia i catalani trucidando il governatore De Sentmenat. Ugone II, principale alleato e vassallo di tipo speciale dei catalani, trema. Avvia mediazioni, tratta tregue. In questo contesto rivivono le città sarde dell’epoca, a partire da Castel di Castro assediata e dall’assediante e nascente Bonaria, la giudicale Oristano, Villa di Chiesa e Sassari. Insieme ai villaggi dove si trascina e si consuma la vita dei semplici e dei dimenticati. Come cambia la loro vita nel passaggio tra la sconfitta definitiva pisana e la piena conquista aragonese e catalana?
Molte storie s’intrecciano, intrighi, delitti inconfessabili che vivono e prosperano al fianco della grande storia. Con un finale, appunto da romanzo, che merita una certa attenzione. Lecis ne La conquista raccontava l’inizio dell’invasione del 1323. Con questo romanzo sembra ancora lontana la conclusione, e s’intravvede che la rivolta pur domata avrà in un futuro non troppo lontano sviluppi imprevedibili.
Vindice Lecis, ha lavorato per 35 anni come redattore, capo cronista, capo redattore e
inviato in sei testate del Gruppo editoriale l’Espresso (La Nuova Sardegna, Il Centro,
La provincia Pavese, La Nuova Ferrara, La Gazzetta di Reggio, Agl-Agenzia giornali
locali). Ha scritto: 20 romanzi. 2 saggi di ricostruzione storica, 1 libro di attualità-inchiesta.
Sono oltre trentamila le copie vendute, 2 le rappresentazioni teatrali tratte da L’Infiltrato e da La voce della verità. Secondo classificato 2024 al prestigioso premio letterario internazionale Forum Traiani con L’ombra del Sant’Uffizio e altre menzioni. Oltre 500 presentazioni in 21 anni con migliaia di partecipanti in Sardegna e in Continente.