“Gavoi è come come un piatto che si è rotto che si cerca di ricomporre. Il piatto non sarà più come prima, però è lì a ricordare che il sacrificio di Dina non è stato vano”. Anna Piras, insegnante precaria di 33 anni, componente del comitato spontaneo di donne che ripropone per il secondo anno consecutivo la manifestazione “Scarpette rosse“, spiega così i sentimenti del paese a cinque anni dalla morte di Dina Dore e un anno di distanza dall’arresto del marito Francesco Rocca, sotto processo in corte d’Assisi a Nuoro, accusato di essere il mandante dell’omicidio della moglie.
Le “Scarpette rosse”- per ripetere e condividere il gesto di Elina Chauvet, artista messicana autrice di un’installazione nel nord del Messico dove la violenza sulle donne è molto diffusa- sono di nuovo nella rotonda di “Sa Serra” al centro del paese, in occasione dell’8 marzo, per ricordare Dina e tutte le donne dell’Italia e del mondo vittime di femminicidio. Come le ultime tre uccise oggi, proprio nella giornata di festa, dai loro compagni. E la conta non si ferma, appunto: “Un’altra donna è stata ammazzata dal marito proprio ieri sera – ha detto Annarita, un’anziana di Gavoi presente alla manifestazione con un gruppo di amiche – vogliamo che questa barbarie cessi una volte per tutte con l’educazione dei più piccoli e con la prevenzione, aiutando le donne che hanno problemi coniugali”. La manifestazione è nata l’8 marzo dello scorso anno, subito dopo l’arresto di Francesco Rocca. Un fatto che aveva squarciato anni di silenzio e portato il paese a reagire: per questo l’8 marzo del 2013 centinaia di scarpette rosse sono state riposte sulla rotonda di “Sa Serra”.
Il processo a carico del marito di Dina sta facendo il suo corso, ma colui che dai giudici ritengono essere l’esecutore materiale dell’omicidio, minorenne all’epoca dei fatti, è stato condannato in primo grado a Sassari. “Tutti qui a Gavoi – hanno rimarcato le organizzatrici della manifestazione – siamo dalla parte di Dina e pretendiamo la verità sulla sua morte. Non vogliamo gente innocente in carcere, ma la verità”. Questa mattina c’erano anche le scarpe rosse di Dina a “Sa Serra” (nella foto), assieme a centinaia di scarpette donate dalle donne di Gavoi e dei paesi vicini. “Chissà quante volte le avrà indossate felice di andare a qualche cerimonia, magari con la piccola Elisabetta in braccio da cui non si separava mai”, ha commentato un’altra anziana tra le lacrime guardando l’eleganza delle decolté della giovane mamma uccisa.
La manifestazione quest’anno ha avuto per titolo “Un futuro senza violenza” e oltre alla esposizione delle scarpe prevede altri due momenti, per i prossimi giorni: una mostra dal titolo “Mi prendo e mi porto via”, in via Sassari. Da lì si snoderà un corteo silenzioso sino alla sala consiliare dove verranno letti dei brani tratti dal libro “Ferite a morte” di Serena Dandini. In programma anche la proiezione di un film sui temi del femminicidio. Non solo l’8 marzo quindi per ricordare le donne morte per mano del proprio coniuge: “Perché la festa della donna – ha concluso Anna Piras- non abbia una sola data, ma si parli di femminicidio in tanti altri giorni dell’anno”.
Maria Giovanna Fossati