Amianto, la causa dei lavoratori di Ottana arriva in Corte d’Appello a Sassari

E’ arrivata in Corte di Appello a Sassari la battaglia di Aiea Sardegna (Associazione Esposti Amianto Sardegna) contro le gravi discriminazioni che colpiscono in vario modo i lavoratori sardi che hanno subito l’esposizione al micidiale amianto nel corso della loro attività lavorativa, con pesanti conseguenze sulla salute e sulla vita: qui sono stati infatti depositati la scorsa settimana altri due appelli a sostegno dei lavoratori del sito industriale di Ottana, oggetto di un inverosimile caso di giustizia ‘bifronte’ e che si aggiungono a quelli presentati a luglio. Si tratta, infatti, di un gruppo di lavoratori che si è visto respingere il ricorso contro l’INPS per il riconoscimento dei diritti di legge.
“Abbiamo deciso di ricorrere in appello, che per competenza spetta a Sassari – ha detto Sabina Contu, presidente di AIEA Sardegna- e andremo fino in fondo per l’ottenimento di una giustizia piena per i nostri lavoratori, non solo a Ottana, ma anche ad Assemini e a Porto Torres: dobbiamo capovolgere uno stato di cose che di fatto li ha resi, ‘figli di un Dio minore’, per le scelte e le non scelte che negli anni si sono consumate ai danni della nostra isola”.
Il caso dei lavoratori di Ottana è emblematico di quella che l’Aiea Sardegna definisce, in un comunicato stampa, una ‘giustizia bifronte’: come più volte denunciato da Aiea Sardegna e da AIEA nazionale, l’esclusione dei siti industriali sardi dagli atti di indirizzo ministeriale, per l’individuazione dei siti contaminati dall’amianto, ha messo i lavoratori delle industrie sarde in una condizione di grave discriminazione e pesante disagio rispetto a quella di tutti gli altri lavoratori italiani.

Ciò è tanto più incomprensibile considerato che fra il 1998 e il 2002 sono stati individuati nel resto d’Italia ben 550 siti industriali contaminati da amianto: “Una situazione insostenibile che non ci stancheremo di denunciare di fronte all’opinione pubblica e alle autorità competenti”, ha dichiarato Mario Murgia, Vicepresidente Nazionale dell’Associazione Italiana Esposti Amianto. “Basti pensare -ha proseguito- che nessuna delle 285 domande, presentate a termini di legge dai lavoratori ex Enichem di Ottana, è stata accolta dall’INAIL di Nuoro, mentre le 450 domande, presentate dagli addetti alla manutenzione del sito “gemello” di Pisticci, sono state tutte accolte in via amministrativa dall’INAIL di Matera. Ma va anche denunciato il fatto che solo un esiguo numero di lavoratori presentò domanda, a suo tempo, su un totale complessivo di circa 6.000 lavoratori diretti e indiretti del sito industriale di Ottana, perche ‘tagliati fuori’ anche dai canali informativi di tipo istituzionale”.
“Questa sorta di ‘negazionismo’ di Stato – prosegue la nota di Aiea – ha impedito ai lavoratori sardi di poter usufruire agevolmente dei diritti di legge, costringendoli allo stillicidio penoso e umiliante di continui ‘respingimenti’ da parte di quegli Enti che invece dovrebbero tutelarli”. Nella maggioranza dei casi i lavoratori sardi sono costretti a pagare di tasca propria esami e visite specialistiche, affrontando un lungo iter di domande, richieste, certificazioni, visite, esami specialistici, documentazioni fra INAIL, INPS, ASL. La questione è approdata anche nei tribunali isolani:  “Siamo di fronte a una situazione di duplice discriminazione- ha aggiunto Sabina Contu- perché nel resto del nostro Paese i lavoratori dei siti riconosciuti in quanto contaminati da amianto, vengono sottoposti gratuitamente e annualmente alla sorveglianza sanitaria: in Sardegna, invece il protocollo di sorveglianza sanitaria per i lavoratori dei siti industriali è inadeguato, rispetto alla evoluzione della moderna letteratura scientifica e medica internazionale. Stiamo cercando di seguire tutti i casi di cui veniamo a conoscenza e che, anche grazie alla nostra azione di denuncia e sostegno, stanno emergendo dalla sofferenza e dalla solitudine, in cui spesso purtroppo molti lavoratori, fiaccati nel corpo e nello spirito, vivono”.

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