Quattro è il numero perfetto, il Cagliari attende la Roma al varco

Un anno fa non si giocò. Is Arenas era ancora un caso da far esplodere e la Roma decise di metterci mano rifiutando di partire per la Sardegna. Nonostante l’evidente torto dei giallorossi, la commissione della Lega Calcio decise di infliggere uno 0-3 a tavolino ai rossoblù e di rigettare i due ricorsi presentati dalla società. Fu un indubbio atto di codardia di una squadra, quella romana, che non vivrà poi una annata da ricordare. Il Cagliari si prenderà una corposa rivincita all’Olimpico segnando l’ultima gara di Zdenek Zeman sulla panchina della Roma. La viltà di una società e di un allenatore sempre attenti a trovare i difetti degli altri pur di vincere in Sardegna venne schiaffeggiata quattro volte, in una serata “maggica”, da incorniciare.

Ad aprire le danze fu quel Radja Nainggolan che domani tornerà nell’isola da avversario. Su twitter, il centrocampista belga ha cinguettato di essere un po’ teso, che sarà strano ritrovarsi di fronte ex compagni di merende fino a pochi mesi fa. “Sicuramente mi emozionerò al momento di entrare in campo. A Cagliari ho lasciato molti amici durante cinque anni fantastici e molto intensi. Così se domenica segno, non esulto”. Al Sant’Elia così ci saranno soprattutto applausi per quello che è diventato un mastino del centrocampo rossoblù, ed uno degli idoli incontrastati. Tutta un’altra accoglienza rispetto al povero Federico Marchetti e agli insulti rivolti a innocenti famigliari.

Con la Roma, il Cagliari poche volte a tenuto a freno il suo attacco. L’anno prima Ballardini distrusse in rimonta con quattro gol la formazione di Luis Enrique, giunto in Italia per insegnare calcio e fuggito a fine stagione tra mille polemiche e rimbrotti. Fu la serata di Thiago Ribeiro, tanto bistrattato quanto rimpianto per la sua grande potenza al tiro. Due reti del brasiliano costrinsero il portiere Stekelenburg ad inchinarsi esattamente come accadde nella gara d’andata. Però l’olandese era stato fortunato: nel 2010 il brasiliano Julio Sergio dovette far affidamento alla propria schiena per raccogliere in fondo la porta ben cinque palloni. Fu l’unica vittoria di merito di Bisoli prima che gli eventi costringessero un esonero inevitabile.

La gara dalle mille emozioni i tifosi la vissero nel 1999, quando il Cagliari riuscì a raggiungere un clamoroso 4-3 contro una Roma che l’anno dopo sarebbe poi andata a vincere lo scudetto. Le doppiette di Muzzi e O’Neill misero kappaò Andrea Chimenti in un crescendo di emozioni tra pali, traverse, contropiede risolti male, che si risolsero solo al ’90 con la rete del fantasista cagliaritano su assist delizioso di Vasari. Quel giorno al Sant’Elia erano presenti 22 mila persone.

Domani sarà un’altra storia, ma è vero che questi precedenti fanno sorgere più di un sorriso. La zona grigia è a cinque punti eppure la salvezza sarebbe potuta essere già in cassaforte. Il Cagliari ha dimostrato nelle ultime settimane una di soffrire il mal di trasferta, di non saper aggredire l’ostacolo, attendendo che tutto finisca il prima possibile. L’intestardirsi su determinati uomini nel nome del mitico “turnover” rende plateale la pochezza di Diego Lopez allenatore, capace di far tornare alla memoria quel Ficcadenti o quel Bisoli o quel Giampaolo che mai avremmo pensato di tenere in conto. Il tutto con la colpa di avere una squadra che piano piano, anno dopo anno, è diventata qualitativamente sempre più forte, qualitativamente più rilevante. Questo Cagliari non è inferiore né al Bologna né al Torino, per questo oggi forse staremmo parlando di salvezza acquisita e non di partite decisive contro una pretendente allo scudetto in ottima forma. Senza Vecino e con un Sau a metà, Diego Lopez dovrà appellarsi a quella fortuna che fino a questo momento ha tenuto a bada le dirette inseguitrici. Con un risultato positivo poi, si andrà a Reggio Emilia per condannare il Sassuolo alla Serie B. Sempre che questa squadra lo voglia.

 

Simone Spada

 

 

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